Foto Imagoeconomica

Il Terzo Panico di Toninelli

Redazione

Il Terzo Valico si farà, ma il ministro balbetta e fa tornare i conti come gli pare

Quando il Foglio e il Messaggero avevano anticipato che l’analisi costi-benefici sul Terzo Valico era positiva, il Fatto quotidiano aveva subito protestato: “E’ una fake news”. La presa di posizione del giornale di Travaglio ci aveva confortato. Infatti Danilo Toninelli ha presentato i risultati della struttura del suo ministero e l’esito è positivo: “Il Terzo Valico non può che andare avanti”. La notizia però non sta tanto qui, quanto nel fatto che con questa analisi costi-benefici Toninelli boccia il metodo – definito infatti “opinabile” dagli stessi collaboratori del ministro – della commissione per l’analisi costi-benefici che proprio lui ha voluto e selezionato, e che dovrà valutare altre grandi opere come la Tav.

 

Cerchiamo di spiegare perché.

 

L’analisi costi-benefici in senso stretto fatta dal gruppo guidato dal prof. Marco Ponti stabilisce, nello scenario base, che il costo dell’opera a finire supera i benefici per circa 1,5 miliardi. Dentro questi costi, spiega Toninelli, ci sono voci come “i minori ricavi dei concessionari autostradali” – oltre 600 milioni, precisano al Mit – e “905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato”. Due costi che in realtà per il M5s non lo sarebbero: meno ricavi per i nemici delle autostrade e meno inquinamento per il traffico su gomma (ovvero meno pedaggi e meno tasse). Queste passività sarebbero compensate dall’analisi giuridica, che valuta i costi in caso di abbandono dell’opera: un decimo dell’importo residuo del contratto, il contenzioso e le spese di ripristino: “Il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro”. Ma così, 1,5 miliardi di costi se si porta a termine e 1,2 se si blocca, vuol dire che l’analisi è negativa! Che bisogna cioè stoppare il Terzo Valico. No, perché Toninelli aggiunge ai costi da sostenere anche 1,5 miliardi “già spesi” che però, essendo “già spesi”, non sono da spendere.

 

In sintesi, questa pagliacciata messa in piedi da Toninelli e dal M5s considera costi che non lo sono e altri che lo sono stati, contesta il metodo dell’analisi costi-benefici da lui commissionata e alla fine, per giustificare un esito già concordato politicamente con la Lega, fa tornare i conti come gli pare.

Di più su questi argomenti: