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L'analisi costi benefici sulla Tav dimostra che l'Italia è ancora inaffidabile

Maria Carla Sicilia

Secondo Bloomberg il risultato dello studio sarà negativo. Un assist per i grillini ma anche per la Lega, che può così rilanciare la sua idea di referendum

Accantonata per il momento la trattativa con Bruxelles per la manovra e rassicurati i mercati, si riapre un altro fronte di incertezza su cui l'Italia dovrà dare spiegazioni all'Unione europea: completare la realizzazione della linea alta velocità Torino Lione non è economicamente conveniente. Sarà questo il risultato dell'analisi costi benefici che il ministero dei Trasporti ha commissionato da qualche mese a un gruppo di esperti guidati dal prof. Marco Ponti, secondo quanto scrive Bloomberg che ha sentito due fonti vicine al dossier. 

  

Se così fosse, il risultato dell'analisi darà un appoggio tecnico al Movimento 5 stelle per chiudere definitivamente la questione Tav. Ma potrebbe anche essere un motivo per rilanciare il referendum proposto dalla Lega, un asso nella manica che permetterebbe di defilarsi dalla responsabilità della scelta che crea tensione nella maggioranza. "Il referendum sarebbe una extrema ratio e non mi sottraggo – aveva detto al Foglio 48ore Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e Trasporti – Non la ritengo la scelta migliore ma si può arrivare a quel punto purché serva a decidere di fare l’opera in modo che nessuno possa dire che esiste una maggioranza contraria". Il vice di Toninelli è favorevole all'opera e il suo partito, la Lega, avrebbe molto da perdere se nel governo gialloverde prevalesse la linea grillina sui cantieri piemontesi. L'ultima analisi costi benefici, quella sul Terzo Valico, ha dimostrato tuttavia che gli esiti di questi studi non sono poi così determinanti nell'assumere le decisioni finali. Rinunciare all'opera ligure costerebbe 1,2 miliardi, secondo le penali considerate dall'analisi giuridica, mentre portarla a termine 1,5: un risultato che suggerisce l'opportunità di stoppare i cantieri, in base alla logica adottata dal M5s. Ma per far tornare i conti e giustificare quanto già concordato politicamente con la Lega, il ministro Toninelli ha deciso di tenere in considerazione anche 1,5 miliardi “già spesi”, cambiando l'esito della valutazione che si è conclusa con il via libera ai cantieri. 

      

Sulla Tav, una decisione ufficiale dovrebbe comunque arrivare a breve, viste le sollecitazioni francesi e della Commissione Ue. Il ministro dei trasporti francese Elisabeth Borne ha detto al governo italiano che è necessario prendere una decisione entro l'inizio del 2019. Sempre il mese scorso il portavoce della Commissione europea responsabile del dossier trasporti, Enrico Brivio, aveva detto che “ogni ritardo nella implementazione del progetto sulla Tav rischia di comportare una riduzione dei fondi. Ma continuiamo a sperare che tutte le parti proseguiranno”. L'Unione europea contribuisce al progetto con 8,6 miliardi di euro, ma ha detto di essere pronta ad aumentare il suo contributo fino al 50 percento del costo complessivo dell'opera.

Intanto, il ministro Danilo Toninelli ha subito smentito l'indiscrezione di Bloomberg sostenendo che lo studio non è ancora terminato. Ora tocca al governo dare un segnale chiaro di cosa intende fare. 

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