Carlo Calenda (foto LaPresse)

Il piano di Calenda per ricostruire il Pd fuori dal Pd

David Allegranti

La strategia dell'ex ministro parte da un sondaggio e da un’idea a gennaio

Roma. Le venticinquemila copie vendute del suo libro, “Orizzonti selvaggi”, gli fanno pensare che possa esserci, insieme a un pubblico di lettori, anche un elettorato disponibile a votarlo.

 

Per questo Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo Economico, sta lavorando alla costruzione di un suo partito. Nelle ultime settimane ha girato l’Italia (ieri era a Parma con Federico Pizzarotti) per presentare il libro pubblicato da Feltrinelli e ha trovato molti amministratori locali, un tempo vicini a Renzi, che non vedono l’ora di puntare su qualcosa di nuovo o su qualcuno di nuovo. E’ la famosa base che prima frequentava le Leopolde e che adesso non sa bene come comportarsi. Alcuni imprenditori vicini a Calenda hanno dunque deciso di fare un sondaggio per verificare l’appeal dell’ex ministro. Se ci fosse un otto per cento di elettori che “sicuramente voterebbe Calenda” allora lui sarebbe disponibile a presentarsi già alle prossime elezioni europee. L’idea sarebbe quella di costruire un listone, del quale farebbe parte anche il Pd, seppur senza simbolo, e con il quale candidarsi per un seggio a Strasburgo.

 

Intanto Calenda vuole cominciare dialogando con Più Europa e i Radicali. Il suo obiettivo è quello di innescare una reazione nel corpaccione stanco del centrosinistra, la speranza è che il Pd avvii nonostante tutto un processo di rinnovamento. Finora però le sue proposte non hanno trovato molti riscontri nel Pd. Un paio di giorni fa s’è accapigliato con Anna Ascani dopo un suo tweet molto tagliente: “Emiliano non è più iscritto al Pd ma è il candidato del Pd. Renzi è un senatore del Pd ma si candiderà con un suo partito. Minniti è candidato alla segreteria indipendente da Renzi ma si ritira (forse) perché non ha l’appoggio di Renzi. Bello. Altre idee?”. Replica di Anna Ascani: “Altre idee? Calenda vota Più Europa ma spiega al Pd cosa deve fare. Un giorno si iscrive al Pd, quello dopo vuole chiuderlo. Sostiene Minniti al congresso, poi non rinnova la tessera”. Il battibecco con Ascani è un dettaglio che permette di segnalare un possibile problema per il progetto dell’ex ministro: dovesse costruire Renzi un partito prima di Calenda, il progetto di Calenda potrebbe davvero avere la forza per essere alternativo a quello del Pd e a quello di Renzi? Il futuro dell’opposizione forse passa anche da qui. 

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.