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Perché la pericolosità del governo si spiega bene con i fondi europei rifiutati

Luciano Capone

Soldi, maltempo, pasticci. Salvini e Di Maio dicono no a 800 milioni di euro della Bei vincolati contro il dissesto idrogeologico. Storia di un boomerang

Roma. Mentre l’Italia è flagellata – da nord a sud, dal Veneto alla Sicilia – con morti e distruzione a causa del maltempo e della fragilità del territorio, non si sa come reagire alla notizia della rinuncia da parte del nuovo governo dei fondi europei contro il dissesto idrogeologico. L’unica spiegazione è rintracciabile nei classici, ovvero nelle “Leggi fondamentali della stupidità umana” di Carlo M. Cipolla. E in particolare nella terza (e aurea) legge: “Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”.

 

Il caso era stato sollevato nei giorni scorsi dalla Stampa: il governo precedente con la task force “Italia sicura” aveva contrattato con la Banca europea degli investimenti (Bei) un prestito agevolato da circa 800 milioni per un progetto di messa in sicurezza del territorio: centinaia di interventi concentrati soprattutto nel centro-nord, perché per il sud sono già a disposizione i fondi strutturali. L’accordo con la Bei è stato già firmato a dicembre dal Mef per quanto riguarda la parte finanziaria, mancava solo la firma del contratto di progetto con il ministero competente che è quello dell’Ambiente, che però anche con il precedente esecutivo non è mai arrivata per inspiegabili resistenze nella struttura del ministero. Ora il nuovo ministro dell’Ambiente, il carabiniere grillino Sergio Costa, ha deciso che non vuole i soldi della Bei, perché contrarre un mutuo, ha detto alla Stampa, sarebbe contrario alla buona amministrazione dei soldi pubblici poiché “gli interessi sarebbero pagati da tutti i cittadini”. “Quale padre di famiglia – ha detto il ministro –, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo?”. 

 

Per spiegare l’assurdità di un’affermazione del genere, bisogna spiegare brevemente prima cos’è la Bei e poi di quale governo fa parte il ministro Costa. La Bei è un’istituzione finanziaria dell’Unione europea voluta proprio dall’Italia, che ha come scopo la realizzazione di progetti di interesse comunitario attraverso finanziamenti a medio-lungo termine, che hanno condizioni particolarmente vantaggiose anche perché la Bei, avendo la tripla A dalle agenzie di rating, può raccogliere capitali sui mercati internazionali a interessi molto contenuti. Questo vuol dire che, grazie alle garanzie della Bei, l’Italia può indebitarsi a tassi tedeschi: sugli 800 milioni per mettere a posto il territorio verrebbero applicati interessi attorno allo 0,70 per cento. Invece se l’Italia si indebita sul mercato, anche grazie all’impennata dello spread causata da questo governo, paga interessi quasi cinque volte superiori (nell’ultima asta i Btp a 10 anni sono stati collocati con un rendimento del 3,36 per cento). E questo senza considerare che l’Italia, con il 16 per cento dei 243 miliardi di capitale, è insieme a Regno Unito, Germania e Francia la principale azionista della Bei. In pratica, nonostante il “governo del cambiamento” preveda nel contratto di governo la fondazione di una “Banca per gli investimenti”, l’Italia è già tra i proprietari di una banca pubblica per gli investimenti, la Bei appunto, eppure preferisce finanziarsi a tassi enormemente superiori sul mercato, lasciando che a farlo a tassi agevolati siano gli altri paesi europei. Un comportamento del genere procura un oggettivo danno erariale.

 

Già tutto ciò è paradossale, ma è sconcertante se decisioni del genere arrivano da questo governo. Il ragionamento “da buon padre di famiglia” del ministro Costa sarebbe stato perfetto e coerente se il suo esecutivo avesse scelto di pareggiare rapidamente il bilancio, cioè se avesse deciso di non indebitarsi. Invece Costa era sul balcone di Palazzo Chigi, immortalato nella foto al fianco di Luigi Di Maio, a festeggiare per una manovra che ha sfondato il bilancio aumentando il deficit, lo spread e la spesa per interessi. Altro che “buon padre di famiglia”: in qualsiasi famiglia, al genitore che scegliesse di indebitare il nucleo familiare con un mutuo cinque volte più costoso verrebbero immediatamente sottratti libretto degli assegni e carta di credito. La visione del ministro dell’Ambiente è poi sconnessa dalla ricetta economica che il governo tenta di vendere in Europa, secondo cui l’enorme crescita dell’anno prossimo dovrebbe essere sprigionata da circa 3 miliardi di investimenti: l’Italia ha a disposizione altri 800 milioni a tassi agevolati, ma non vuole spenderli. Costa afferma di avere già a disposizione i fondi necessari, ma pur ammettendo che sia così – ovvero che non ci sia bisogno di fondi aggiuntivi per la cura del territorio – il denaro ha una grande qualità: è fungibile! Il governo può usare i fondi della Bei vincolati contro il dissesto idrogeologico e spostare una quota equivalente di soldi sui centri per l’impiego, il reddito di cittadinanza o qualsiasi altra diavoleria abbia in mente.

 

All’assemblea dell’Ance di poche settimane fa, il vicepresidente della Bei Dario Scannapieco parlava dei fondi stanziati per questi interventi come qualcosa di assodato. E ancora oggi, da quel che risulta, la Bei sta ancora lavorando con le strutture del ministero per portare avanti il progetto. Nessuno riesce a spiegarsi le motivazioni di una retromarcia del genere del governo – e sicuramente il ministro Costa, che non è uno stupido, avrà delle ragioni al momento imprescrutabili – se non ricorrendo alle leggi fondamentali di Cipolla. In genere, quando si tira fuori il tema della competenza – che in questo caso è l’aritmetica a livello elementare – si risponde che però il governo del cambiamento è “onesto”. Ma anche su questo tema Cipolla si era espresso con il corollario alla quinta legge fondamentale: “Lo stupido è più pericoloso del bandito”, scriveva lo storico dell’economia. Perché, a differenza dei banditi, gli stupidi “causano perdite ad altre persone senza realizzare vantaggi per se stessi”. Speriamo che nel governo qualcuno abbia l’intelligenza per smentire la lezione di Cipolla. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali