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Perché il governo gialloverde nuoce gravemente alla salute più di un Gratta e vinci

Claudio Cerasa

Speculare sull’ignoranza finanziaria degli italiani aiuta contribuisce a creare autoillusioni sulla possibilità di ottenere guadagni facili e che ci porta a prendere grandi rischi senza essere consapevoli delle conseguenze

Un illuminante emendamento proposto dal Partito democratico al “decreto dignità”, e votato in massa dall’Aula della Camera con 445 sì, 10 astenuti e 59 voti contrari e naturalmente il parere entusiastico del governo, ha introdotto una norma in base alla quale da oggi in poi ogni genere di Gratta e vinci, ogni forma di lotteria istantanea, ogni categoria di slot machine dovrà contenere un messaggio finalizzato a informare gli italiani sui rischi connessi al gioco. Il messaggio che presto troverete sui tagliandini del Gratta e vinci è lo stesso che già trovate sui pacchetti di sigarette: “Nuoce gravemente alla salute”. Nell’area di governo, il principale teorico della necessità di combattere con una lotta senza quartiere il gioco d’azzardo e l’universo delle scommesse è un senatore veneto del Movimento 5 stelle di nome Giovanni Endrizzi che nel corso della campagna elettorale, anche a costo di confondere il gioco pubblico legale con il gioco d’azzardo illegale, ha spiegato più volte perché il governo grillino si sarebbe battuto fortissimamente su questo tema.

 

Attenti ai dettagli. “L’azzardo è un furto di felicità. A perderci non è solo l’individuo, ma tutta la collettività, perché enormi risorse umane vengono sottratte al benessere materiale e spirituale e perché intere generazioni di giovani vengono educate ad aspettare il futuro della sorte anziché impegnarsi nello studio”. Quello che forse gli azionisti del governo gialloverde sanno ma naturalmente non possono ammettere è che le ragioni che da qualche anno a questa parte hanno portato gli italiani a essere particolarmente predisposti a trafficare con giochi e scommesse sono le stesse che hanno portato il 4 marzo a votare per partiti come la Lega e il M5s, che per la salute del paese sono più nocivi di un Gratta e vinci. Quando si parla di giochi più o meno d’azzardo in molti si chiedono quali sono le conseguenze ma in pochi si chiedono quali sono le cause. E il nodo giusto da prendere in mano per capire che connessione c’è tra il boom dei Gratta e vinci e il boom del populismo è che chi scommette troppo sui giochi lo fa non perché ha qualche patologia particolare ma perché semplicemente ha una percezione del rischio distorta. Di solito il meccanismo è questo: si sottostimano le possibilità che ciascuno di noi ha di perdere una scommessa e si sovrastimano le possibilità che una scommessa possa andare a buon fine.

 

In altre parole, alla base dell’abuso del gioco d’azzardo o delle semplici scommesse non c’è solo un tema legato alla disperazione, alla ludopatia o alla povertà, ma c’è prima di tutto un’emergenza vera legata a un tema cruciale delle democrazie contemporanee: la nostra deficitaria educazione finanziaria, che ci porta a creare autoillusioni sulla possibilità di ottenere guadagni facili e che ci porta a prendere grandi rischi senza essere consapevoli delle conseguenze. Non è un caso che un paese con una bassa alfabetizzazione finanziaria come l’Italia (secondo il Programma internazionale dell’Ocse per la valutazione degli studenti i quindicenni italiani hanno un’alfabetizzazione finanziaria gravemente inferiore alla media dei dieci paesi dell’Ocse) sia quello che ogni anno registra un gettito fiscale proveniente da entrate relative a giochi e scommesse record (10 miliardi di euro l’anno) che vale il quadruplo della Spagna e della Germania e il doppio della Francia e del Regno Unito. E non è un caso che nei paesi dove l’educazione finanziaria è più alta – che sono di solito quelli dove si scommette di meno – le riforme economiche che impongono sacrifici sono meglio comprese dai cittadini e le proposte politiche più pericolose sono di riflesso valutate con una consapevolezza del rischio superiore a quella che hanno gli elettori italiani, molti dei quali ancora non conoscono la differenza tra un investitore e un risparmiatore.

 

Alla luce di tutto questo, ci permettiamo di avanzare una piccola proposta al governo gialloverde. Se il problema delle scommesse, del gioco e dell’azzardo è che “intere generazioni di giovani vengono educate ad aspettare il futuro della sorte anziché impegnarsi nello studio”, varrebbe la pena introdurre al Senato un emendamento con un messaggio ancora più esplicito: “Nuoce gravemente alla salute prendere in giro gli italiani con la sottovalutazione dei rischi”. Ma abbiamo come l’impressione che non sia questo governo quello più deputato ad aprire gli occhi agli italiani sull’importanza di avere una buona educazione finanziaria finalizzata a scoprire chi vuole rubarci la felicità scherzando con il futuro della nostra economia.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.