Operazione di salvataggio di migranti condotta dall'Ong Moas e dalla Croce Rossa a bordo della nave Topaz Responder (foto LaPresse)

Meno corpo e più testa

Giuliano Ferrara

Dismettere il broncio della protesta che si santifica da sola. E contrastare chi vuole cancellare le Ong dal mare

E’ venuto in mente a molti nei giorni scorsi, anche culturalmente insospettabili, di iscriversi a una Ong di soccorso marittimo e associarsi al lavoro volontario oggi praticamente interdetto, e con male parole, peggiori gli atti. Ma l’idea lanciata dallo scrittore Veronesi allo scrittore Saviano di un appello pubblico per “mettere il proprio corpo” nelle navi dell’impresa umanitaria ha un timbro di esagerazione e narcisismo. Non si deve sopravvalutare il proprio corpo. Le centinaia di bravi uomini e donne che cercarono di porre riparo all’assedio di Sarajevo trafficando corpi personali, i loro, merci utili di emergenza, corpi e identità di persone da salvare, e altro, nei lunghi mesi della distretta, della tragedia, non si comportavano da simboli, partecipavano a un movimento fatto di esperienza personale e di atti pubblici ma in forma sostanzialmente anonima, con un’impronta generale e scabra, senza la risonanza baudelairiana dell’homme libre che sceglie, per esserlo davvero, lo spazio prezioso del mare.

      

La rivolta letteraria non è necessariamente buona causa e nemmeno buona letteratura. Chi ha letto Conrad sa che il mare è ambiguo e che l’uomo libero lo sceglie a suo rischio e pericolo, per un viaggio al termine del quale può esserci tradimento, rinnegamento, colpa, annegamento di valori, e puro orrore nell’esposizione di sé di fronte a paura e coraggio. Siamo provocati, irritati, emozionati, e anche inorriditi e sconvolti per il facilismo con il quale sono stati chiusi i porti, è stato violato il codice più antico del mondo, si sono dette stentoree assurdità che gridano vendetta di fronte a carichi di salvati dalla sommersione, inaugurando una campagna incivile, becera, in radice antitaliana, di legittimazione delle bugie rancorose in tema di immigrazione. Ma opporsi è il contrario del ricorso a vecchi tic, automatismi di ceto riflessivo come quelli che hanno fatto mostra di sé negli anni, così ciechi a rivederli adesso alla luce del dopo, dell’antiberlusconismo militante. Meno corpo, più testa: è quello che ci vuole. Meno simbologia, più strategia: emozione e contrasto non devono per forza diventare fredda analisi, attendismo opportunistico, compromesso sulle cose che durano e sono solide, possono tuttavia evitare le strettoie dell’egotismo testimoniale.

   

Per vent’anni molti si sono abituati, e Saviano è tra questi sebbene ultimo arrivato, a considerare demoniaco un potere affabile, liberale, nazionale ed europeo, in equilibrio tra la semplificazione popolare del linguaggio politico e la funzione competente delle élite o di quello che ne restava; da Berlusconi a Renzi tutti sono stati denunciati come uomini soli al comando, tutti minacciosi simboli ai quali opporre, per le vie traverse di una mitologia incandescente ma intellettualmente torpida, eroismi solitari e di comunità, in una giostra di bellurie e di performance molto individualistiche o di girotondi molto infantili. Bisognerebbe piantarla lì, dismettere il broncio della protesta che si santifica da sola, prendere atto di un fallimento collettivo, e del suo sottoprodotto di governo, e porre le basi, nel rispetto misurato e diffidente dell’Ego che si piace e si compiace, tratto ineliminabile dell’umanità e della vanità, di una replica radicale, intrattabile più che ostentatamente intransigente, nervosa, disordinata, alternativa e a suo modo profetica e carica di visione politica. Le Ong umanitarie nella loro componente ideologica sono state un problema anche per il precedente ministro dell’Interno, che fu prontamente imputato di tortura e complicità con le peggio cose malgrado facesse una realistica politica di controllo dei flussi migratori, e con buoni risultati: farne ora una bandiera in cui avvolgere, ché quello è il vero problema, il proprio corpo mistico e cristico, ecco un serio errore di stile da evitare quando il nuovo ministro dell’Interno fa campagna per cancellarle del tutto dall’orizzonte del mare.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.