Carlo Calenda e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Sul manifesto di Calenda i renziani glissano o fischiettano

David Allegranti

Gozi invece concorda: “Bisogna andare oltre il Pd. Puntiamo a En Marche o Ciudadanos”. L’invito dei socialisti di Riccardo Nencini

Roma. I renziani fingono di non aver letto il documento di Carlo Calenda pubblicato dal Foglio con le cinque proposte per rilanciare il centrosinistra, andando oltre il Pd. Fischiettano, glissano. “Non ho ancora letto”. E chi ha letto, sempre tra i renziani, preferisce non commentare. Oppure ironizza come Matteo Orfini, secondo cui l’unico “manifesto” da leggere è quello di Karl Marx. Sandro Gozi invece prende molto seriamente le parole dell’ex ministro. “Penso che quello di Calenda sia un contributo utile. Già una settimana dopo la sconfitta del 4 marzo avevo detto che il sistema politico è crollato e che centrodestra e centrosinistra come li avevamo conosciuti non esistono più. E che c’era e c’è dunque la necessità di andare oltre i limiti e le insufficienze del Pd”.

 

L’obiettivo è “occupare uno spazio centrale partendo dai fondamentali. E i fondamentali sono la scelta europea, sulla quale io sarei più netto e anche più empatico rispetto al manifesto di Carlo, la difesa dello stato di diritto, della giustizia giusta, garantista, contro quella giustizialista, la promozione di una vera politica di impresa, che manca nel contratto di governo e su cui il manifesto dice cose interessanti. E ancora: politiche per la lotta alla diseguaglianza, però sostenibili, non fatte a colpi di promesse mirabolanti come quelle dei pentastellati. Aggiungo anche i diritti civili, che oggi si trovano in mezzo all’ostilità della Lega e all’indifferenza dei Cinque stelle. Così come aggiungo la scelta del multilateralismo e della società aperta. Per questo dico attenzione ad agitare il sistema dei dazi: il luogo della protezione, della sicurezza e dell’opportunità è sempre di più l’Europa. Cerchiamo dunque nell’Europa da rifondare le vere protezioni e le nuove opportunità che la politica nazionale è incapace di offrire e che l’Europa deve moltiplicare. Ecco, penso che questa possa essere una base per ripartire e creare un’alternativa rispetto al polo giallo-verde populista bifronte di estrema destra con Salvini e di estremo opportunismo con Di Maio”.

 

L’ex sottosegretario: “E’ opportuno che anche altri prendano iniziative del genere”. Nencini: “Invitiamo Calenda il 7 luglio a esporre il manifesto repubblicano alla nostra kermesse. Sarà un utile momento di confronto”. Cirinnà: “Il Pd non è una realtà da liquidare, o da superare”  

 

Insomma “Calenda va nella direzione giusta ma è opportuno che anche altri prendano iniziative del genere. Servono una pluralità di iniziative, dobbiamo essere molto aperti e inclusivi. Per questo penso che altri di noi dovrebbero fare un manifesto o una proposta che va nella stessa direzione. E’ fondamentale andare oltre il Pd. C’è da dire però che il primo a farlo è stato Renzi. Poi se dopo il risultato delle Europee non ha proseguito è stato proprio a causa delle insufficienze del Pd. Penso che questo lavoro, di superamento dei confini del centrosinistra vada fatto in Italia e in parallelo in Europa. Mai come questa volta la costruzione di un’alternativa in Italia va di pari passo con la costruzione di una nuova alleanza europea. Il prossimo anno, a maggio, in Europa ci sarà lo stesso terremoto politico che abbiamo avuto in Italia e il compito degli europeisti, che siano liberali, verdi o socialdemocratici è andare oltre le linee tradizionali per costruire una piattaforma politica nuova, che superi le divisioni politiche del Novecento e che guardi a nuove realtà, come En Marche e Ciudadanos”.

 

Riccardo Nencini, segretario del Psi, rilancia: “Al manifesto di Calenda, una buona base di discussione, il 7 luglio aggiungeremo le nostre riflessioni”. Il prossimo 7 luglio infatti si terrà la convention “Via dal Presente”. Resta il fatto, dice Nencini, che “alla destra radicale bisogna contrapporre un movimento nuovo che tragga ispirazione dal rigore di Mazzini, dal gusto per la libertà di Turati, dai pionieri dell'europeismo e dal civismo democratico. E per essere pronti alle Elezioni Europee bisogna mettersi in cammino in questi giorni. Spero che il Pd abbia la stessa fretta che abbiamo noi. Invitiamo Calenda il 7 a esporre il manifesto repubblicano alla nostra kermesse. Sarà un utile momento di confronto”. Secondo Nencini serve una “sinistra umanitaria che voglia essere competitiva dovrà confrontarsi con i profondi cambiamenti che hanno lacerato antiche consuetudini e, al contempo, creato opportunità inimmaginabili”. Anche il segretario socialista presenterà alla convention un suo manifesto in 8 punti.

 

Per dirsi ad esempio “europeisti, ma a favore di un’altra Europa: riequilibrio a vantaggio del fronte mediterraneo, Commissione intesa come governo europeo, politica estera comune, un unico ministro del tesoro dell’Ue. E scelte orientate a bloccare la balcanizzazione dell’Europa”. Occorre poi una “revisione del Trattato di Dublino in tema di migranti. E comunque chi vive in Italia dovrà svolgere lavori socialmente utili a vantaggio della comunità che li ospita”. E via così. La senatrice del Pd Monica Cirinnà dice che nelle proposte di Calenda “c’è molto di buono, e molto su cui discutere, anche se non mi sento di sottoscriverle, mi sento umilmente in grado di fare qualche riflessione”. Anzitutto, “sull’idea stessa di fronte repubblicano, e sulla sorte del Partito democratico in questo passaggio storico, epocale. Calenda, mi pare, vede un superamento del Pd, e forse della stessa forma partito, per come siamo abituati a conoscerla, nel senso di una confluenza in un contenitore più largo. Il Pd è la mia casa, è il Partito che da anni dà senso e forma alla mia esperienza politica; è la comunità che mi ha sostenuta in tante battaglie e, soprattutto, è la realtà che ancora, nonostante i tanti problemi che abbiamo, riesce ad esprimere ottime esperienze di aggregazione politica e di buon governo locale”. I limiti sono “moltissimi, e la gestione degli ultimi anni – che ha dimenticato di coltivare lo spirito di comunità e la costruzione di una dirigenza plurale, a partire dai territori, dalle giovani generazioni, e lasciatemelo dire, dalle donne – li ha aggravati enormemente. Un cambio di passo non è soltanto necessario, ma è l’unica scelta che abbiamo. Eppure, il Pd non è una realtà da liquidare, o da superare”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.