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Nel M5s c'è chi vuole appoggiare Cottarelli

Marianna Rizzini

L’amarezza della base del M5s per il Di Maio “fregato” da Salvini

Roma. Il danno, ma anche e soprattutto la beffa. A caldo, la base a Cinque stelle, sul Blog delle Stelle, non si erge come un solo uomo dietro al Luigi Di Maio che vuole l’impeachment per il presidente della Repubblica. E non tende, per buona parte dei commenti, a oltrepassare i toni alti del leader, a differenza di quando, nella primavera del 2013, la base internettiana, sul blog di Beppe Grillo, si diceva pronta, dietro al comico che annunciava la sua discesa a Roma, a circondare il Parlamento contro l’ipotesi di un Napolitano bis. Oggi prevale uno sconcerto dalla venatura amara: caro Luigi, è la sintesi, ti sei fatto mettere nel sacco da Matteo Salvini (ed è quello che trapela dalle parole di Davide Casaleggio, alla Open Academy dell’associazione Rousseau: Salvini ci ha usati, è il concetto).

 

E dopo l’indignazione su di un palco a Fiumicino, dove Di Maio deve digerire l’incombente Alessandro Di Battista, in procinto di partire per le Americhe ma con l’intenzione di tornare, il risveglio dal sogno “governo del cambiamento” si colora di costernazione: “Dopo mesi a lavorare al programma”, scrive sul Blog delle Stelle l’internauta Natalino Legato, “ci facciamo fregare per tenere la poltrona a Savona invece che a Giorgetti? Ora Salvini va al voto come salvatore della patria, capo del centrodestra e cinque punti in più di partenza rispetto alle elezioni. Bravo Gigino, quello ti ha suonato come una zampogna”. Rincara Lenda: “Di Maio è rimasto con il cerino il mano e ha fatto, lo si vedeva, la figura del gregario di Salvini, nonostante il 32,7 per cento contro il 17 per cento. Il M5s aveva una sua identità che ha perso trattando malamente con la Lega”. C’è spazio anche per la strategia che passa per l’accettazione del nome apparentemente inaccettabile. “Per riprenderci non resta altro che appoggiare Carlo Cottarelli”. Il dubbio sul da farsi dilaga: “Se Salvini non segue Di Maio nell’impeachment, scrive Gammamix, “allora è stata tutta una sporca manovra per tornare al voto insieme all’innominabile di Arcore… e tentare di vincere le elezioni con lui”. “E noi ci siamo cascati come fessi”, è il lamento di Pierpaolo W., il mattino dopo, quando Cottarelli arriva con il trolley al Quirinale per l’incarico. La spiegazione sconfina nel complottismo, ma non per questo si pensa di seguire Di Maio lungo la strada dell’impeachment: “Dopo il 4 marzo si sono messi tutti d’accordo, Salvini compreso, per prendere tempo, evitare elezioni subito e fare un governo istituzionale. Visto che tutti i tavoli sono saltati e c’era ancora tempo per andare a votare, tutti insieme hanno organizzato la messa in scena di Salvini che decide di fare il governo con M5s, con l’intento di tirarla alla lunga e far saltare tutto il più tardi possibile, quando poi il voto si sarebbe allontanato a dopo l’estate... a data da destinarsi. Quindi Salvini ha fatto la parte finché ha imposto un impresentabile, d’accordo con tutti…e adesso il loro piano è riuscito”.

 

Assalita dall’ambivalenza del patto Lega-M5s, la base trasecola: “Quindi Salvini… ci avrebbe teso un trappolone... Ma se, poco più di una settimana fa, la Lega ha fatto banchetti in tutta Italia per raccogliere le firme per il contratto… era una messinscena anche quella, prendendo in giro la sua base?”, scrive Danila. “Abbiamo imparato la lezione, mai più con la Lega”, dice Luigi Moretto. “Moriremo berlusconiani, purtroppo”, si strugge Giovanni. “Perché Di Maio ha appoggiato Salvini in questa inutile e ottusa prova di forza con Mattarella? Perché Di Battista ha provocato così tanto, gettando benzina sul fuoco? Che bisogno c’era?”, si domanda un tale Barone Zazà, immaginando “qualcosa di non detto”. E la saudade dei bei tempi autarchici (secondo l’ottica a Cinque stelle), quell’“andare da soli” virato, dopo il 4 marzo, in “andare al governo punto e basta”, si approfondisce: “Che ingenuità fidarsi di Salvini. Doppiogiochista fin dall’inizio”, scrive Adina. E tra la saudade e la rabbia lo spazio è breve: “Dibba premier, Di Maio a casa!”. A un certo punto si affaccia sul blog una nuova tipologia di sostenitore, il grillino riflessivo: “Non si mette in stato di accusa il Presidente della Repubblica che agisce secondo i suoi doveri/diritti costituzionali tutelando il popolo italiano. Vi ho votato anche perché avete difeso la costituzione al referendum”, dice Giuseppina. Ma il colmo dei colmi (dal punto di vista a Cinque stelle), arriva con il commento di Walter, paradossale triplo salto mortale in braccio al “nemico”: “…A noi cosa conviene fare? Andare a elezioni in autunno e consegnare il paese in mano a Berlusca oppure appoggiare Cottarelli, fargli fare la spending review con dimezzamento stipendi parlamentari, riduzione parlamentari e vera revisione della spesa che Renzi non gli aveva consentito di fare? Io direi la seconda ipotesi. Calma e gesso. Adesso appoggiamo Cottarelli… gli chiediamo di mettere mano alla Fornero e ci prepariamo per le elezioni l’anno prossimo, facendo le persone serie e pensando in modo razionale. Altrimenti siamo allo sbando”. (Un altro po’?).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.