Roberto Fico (foto LaPresse)

Fico in bus, Fico con la fidanzata, scene dal reality show a 5 Stelle

Andrea Minuz

Non era facile far ingoiare ai propri elettori un asse con Salvini benedetto da Berlusconi e l’elezione di Casellati. Al M5s sono bastate due immagini

Non era facile far ingoiare ai propri elettori un asse con Salvini benedetto da Berlusconi e l’elezione di Casellati, riaffermando contemporaneamente la propria purezza, la propria “diversità”. Al M5s sono bastate due immagini. Il Pd sarebbe andato in crisi per molto meno. Roberto-Fico-in-autobus e Roberto-Fico-che-abbraccia-la-fidanzata sono due variazioni sul tema di un reality chiamato Onestà.

 

Onestà della “cosa-pubblica”, onestà dei sentimenti. La piazza, l’essere-come-tutti, in autobus, tra la gente, e gli affetti, le emozioni, lo slancio d’amore per Yvonne, “la fidanzata che Roberto ha conosciuto ai tempi della scuola media”. Fico in autobus ha attirato l’attenzione della stampa estera che l’ha definita un’immagine emblematica del “cambiamento” espresso dal voto degli italiani. Yvonne De Rosa invece è una “fotografa freelance”. Pubblica libri, espone al Pan di Napoli, ha lavorato con le ong, sta progettando un grande lavoro fotografico sulla terra dei fuochi intitolato “Waste Side Story” e da giovane è stata testimonial per il sapone “Dove”. L’abbraccio e il bacio con Fico è il trionfo dell’amore pulito sui giochi sporchi della casta.

 

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Sono immagini che si fondano sull’estetica dei reality, pensate per i social e integrate con i video, ma perfette anche per i rotocalchi di Cairo editore. C’è “l’esterna” (Fico in autobus che va a Palazzo Chigi), ci sono gli “affetti” che aspettano dietro le quinte, come a “C’è posta per te”. Tutto si offre sotto il segno dell’autenticità. “Autenticità” non significa che sono “vere”, perché anche il più sprovveduto degli elettori M5s sa bene che quelle immagini non sono casuali. Semmai, come in ogni reality, la loro “autenticità” è garantita dal casting, operazione decisiva per far funzionare il programma. Al resto ci pensa il montaggio.

  

 

Ma se il personaggio funziona, il più è fatto, scatta l’identificazione e tutto appare meno artificiale. Roberto Fico potresti essere proprio te. Il suo curriculum diventa la sua “storia”, un “vissuto” modellato sulle esigenze del programma che poi gli autori possono eventualmente rielaborare. Rispetto allo streaming con Bersani, la “trasparenza” della Casaleggio Associati Srl si è ormai organizzata in un racconto costruito con un mosaico ragionato di immagini che rimbalzano da una piattaforma all’altra. Nella società dello spettacolo ci siamo tutti da un pezzo, ma gran parte delle forze politiche sono ancora intrappolate in una logica televisiva “classica”. M5s no. La sua forza è lasciare che ad essere bravi in tv siano soprattutto i politici puri, confermando così che i media tradizionali mentono sempre, e facendo apparire come “più veri” i suoi eletti immortalati dai telefonini. Un po’ come succedeva con i primi concorrenti del “Grande Fratello”, spontanei, naturali, venuti “dal basso”, ripresi da telecamere a circuito chiuso. 

 

D’altronde, Salvini è andato al “Pranzo è servito” nel 1993, l’anno dopo Matteo Renzi ha partecipato alla “Ruota della fortuna”, e nel settembre del 2000 Rocco Casalino entra nella casa del Grande Fratello. In quei sei anni cambia tutto. Quella cosa che in mancanza di meglio continuiamo a chiamare “populismo” parte da lì. Se il “Grande Fratello” arrivasse oggi in televisione sparirebbe ogni riferimento a Orwell e si chiamerebbe “Rousseau”. Un grande reality collettivo dove tutti possono diventare protagonisti, in cui chiunque può tentare di entrare nella casa della Camera e in quella del Senato, con il reddito di cittadinanza come montepremi finale. Per vent'anni, i nostri giornali hanno indicato nella televisione di Berlusconi il più grande pericolo per il paese. Oggi sembra non si rendano neanche conto di quanto stiano aiutando gli autori di questo reality-show.

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