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Per il "ministro degli Esteri M5s" l'Isis è un prodotto dell'occidente

Giulio Meotti

Per Emanuela Del Re "gli interventi occidentali hanno ucciso o sfollato milioni di persone in tutto il mondo dall’11 settembre e l’inizio della ‘guerra al terrore’. Il ricordo di tutte le vittime è essenziale”

Roma. E’ scelta dal candidato premier del 5 stelle Luigi Di Maio come suo ministro degli Esteri. E’ Emanuela Del Re, professoressa all’Università telematica Unicusano e studiosa di medio oriente. Dopo le stragi di Parigi (130 morti) da parte dell’Isis, la professoressa Del Re ha firmato un appello, pubblicato il 24 novembre 2015 sul Guardian. E’ la più importante presa di posizione pubblica di Del Re sul terrorismo che ha colpito l’Europa. 

 

Dopo aver pianto le vittime di Parigi, i firmatari dell’appello sul Guardian, dove compare anche il nome della “ministra” degli Esteri 5 stelle Emanuela Del Re, ricordano “che gli interventi occidentali hanno ucciso o sfollato milioni di persone in tutto il mondo dall’11 settembre e l’inizio della ‘guerra al terrore’. Il ricordo di tutte le vittime è essenziale”.

 

Dopo questo sfoggio di equivalenza morale, si passa all’analisi dell’Isis: “I governi occidentali e i loro alleati regionali, tra cui l’Arabia Saudita e la Turchia, hanno, intenzionalmente o no, alimentato e facilitato gruppi come l’Isis”. Gli stragisti del Bataclan sarebbero dunque il parto dell’occidente. Poi si spiega che “la più grande minaccia alla nostra sicurezza collettiva” sono “le rappresentazioni semplicistiche e imprecise che spiegano questi attacchi come puramente un prodotto di ‘estremismo islamico’ ignorando il contesto geopolitico”. Si incolpa piuttosto “la diffusa islamofobia”.

 

La prima firma è quella di Noam Chomsky, il celebre linguista del Mit di Boston icona della sinistra radicale e antiamericana, andato a portare solidarietà ai terroristi di Hamas nella Striscia di Gaza e a quelli di Hezbollah a Beirut. Ma non c’è soltanto Chomsky fra i firmatari. Accanto al nome di Del Re, e di molti altri docenti e attivisti, c’è quello di Moazzam Begg.

 

Ex detenuto della prigione di massima sicurezza per terroristi di Guantanamo, da cui è uscito pulito, Begg è stato il volto della campagna, fatta propria da Amnesty International e dal titolo “Prigionieri in gabbia”, che perora il rilascio dei detenuti di Guantanamo. La vicenda esplode quando Gita Sahgal, dirigente internazionale di Amnesty, fa trapelare al Sunday Times il suo sfogo rimasto senza risposta con i vertici dell’organizzazione umanitaria. “La campagna costituisce una minaccia agli stessi diritti umani – scrive Sahgal il 30 gennaio in un messaggio di posta elettronica ai suoi capi – Apparire assieme al più famoso sostenitore britannico dei talebani, trattandolo come un difensore dei diritti umani, è un grosso errore”. Apparire in un appello assieme a Begg non era invece un problema per il “ministro” degli Esteri dei 5 stelle.

 

Come non ha avuto problemi a firmare l’appello sul Guardian assieme a Ismail Patel, il portavoce degli “Amici di al Aqsa”, dal nome della moschea di Gerusalemme. Una organizzazione di apologeti di Hamas e dell’estremismo islamico palestinese. Per chiudere il quadretto, l’appello è firmato anche da Asim Qureshi della ong inglese Cageprisoners, la stessa di Moazzam Begg. E’ lo stesso Qureshi che ha definito il decapitatore dello Stato islamico Jihadi John “un uomo magnifico” e che davanti all’ambasciata americana di Londra ha incitato a “sostenere il jihad dei nostri fratelli e sorelle in Iraq, Afghanistan, Palestina e Cecenia”. E ancora: “Quando vediamo Hezbollah sconfiggere le armate di Israele, sappiamo dov’è la soluzione e la vittoria. Allahu Akbar!”. Un altro video mostra Qureshi parlare di sharia e di lapidazione: “Sono d’accordo con i concetti islamici su come gestire le punizioni”. Il direttore di Cage ha anche obiettato sull’uso dell’espressione “suicide bombings”, sarebbe meglio chiamarle “operazioni di martirio”.

 

Come può un docente universitario che aspira a guidare la Farnesina firmare un appello dopo gli attacchi di Parigi in cui si addossa parte della responsabilità del terrorismo islamico sull’occidente e dove campeggiano i nomi di personalità che prestano il fianco all’ideologia islamista che ha dato vita a quel terrorismo?

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.