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Lettera americana sui pericoli del grillismo

Claudio Cerasa

In questa campagna elettorale c’è un partito che rappresenta un pericolo per la nostra economia, per la nostra democrazia, per la nostra Costituzione, per il nostro stato di diritto, persino per la nostra salute. 

Al direttore - Accolgo il suo appello, sul pericolo grillino, dicendo che io ho il coraggio di dire che il M5s è un pericolo per l’Italia e glielo scrivo da lontano, dagli Stati Uniti dove risiedo e lavoro dal 2010 come ricercatrice in oncologia molecolare ed immunoterapia. Da lontano ho combattuto ferocemente lo sciacallaggio mediatico inferto alla mia regione, la Campania, tristemente denominata Terra dei fuochi, avendo fondato e costituito nel 2013 (www.taskforcepandora.com) un gruppo di studio di scienziati volontari che hanno affrontato la questione tramite un approccio rigorosamente tecnico-scientifico. Il mio appello di allora, partito sui social, era quello di lasciare spazio ai dati e non alle opinioni. L’irresponsabilità diffusa a tutti i livelli, politico, mediatico, professionale, universitario, giudiziario, inquirente, avevano portato la Campania, senza alcun supporto scientificamente valido, a danneggiare una intera regione, senza mai affrontare efficacemente i problemi che la attanagliavano. E io per questo ho combattuto portando un gruppo altamente qualificato a occuparsi della faccenda mettendo a disposizione la competenza, al fine di poter prestare la propria conoscenza all’attuazione di provvedimenti politico-organizzativi efficaci e prioritari. Oggi mi unisco al suo appello, ma mi rattrista pensare che sono ancora e anche in questo caso una flebile voce fuori dal coro. Mi chiedo come è possibile, come lei appunto sottolinea, che la maggioranza degli imprenditori, della classe dirigente, degli intellettuali non interviene con ogni mezzo contro quello che anche io giudico come lei un vero pericolo per la nostra patria. La politica oramai da tempo non è più espressione ideologica di una società fondata su princìpi che una volta venivano distinti in destra e sinistra. Oggi la politica incarna i sentimenti popolari e in quelli si perde. Non esistono quindi capi spirituali, menti brillanti, sagge, esistono testimonial e l’elettore medio si sente rappresentato da questi. Di Maio si crogiola in un elettorato per la maggioranza ignorante, arrogante e violento e rappresenta quei parassiti sociali che oggi si sentono protetti da uno come loro. Io a differenza sua proverei vergogna. Il nostro paese è divorato dalla mediocrità, dalla mancanza di professionalità in ogni settore, dalla totale strafottenza per la cosa comune e non saranno di certo i 5 stelle a portare la nostra nazione in progresso sociale, politico, culturale, perché per assunto “uno vale uno”. Come possiamo tollerare un movimento che per assunto non ha il valore della meritocrazia e non stimola alla produttività lavorativa rinnegando l’articolo 1 della nostra Costituzione. Qui sei stimolato nel poter dimostrare ogni giorno il tuo contributo come persona specializzata e competente, perché in questo modo l’utile contributo di tutti i suoi cittadini renderà grande gli Stati Uniti. Di politici capaci, onesti, volenterosi io ne ho conosciuti, professionisti capaci ce ne sono, ma sono isolati. Noi dobbiamo urlare forte e aggregare e stimolare le menti migliori del nostro paese. Questa è la sola arma vincente che abbiamo, unire le forze, quelle migliori. Ritrovare fiducia, orgoglio, dignità di vivere in una Italia che è ancora tanto ammirata all’estero. Non so se avrò mai la possibilità di rientrare, ma scrivo questo perché il paese mi appartiene ancora!Cordiali Saluti.

Paola Dama, dottore di ricerca in oncologia molecolare e farmacologia all’University of Chicago

 

Grazie. Lo abbiamo scritto una volta ma lo ripetiamo ancora. In questa campagna elettorale c’è un partito che rappresenta un pericolo per la nostra economia, per la nostra democrazia, per la nostra Costituzione, per il nostro stato di diritto, persino per la nostra salute – oltre che per il congiuntivo. Suggeriamo a tutti coloro che nei prossimi giorni lanceranno appelli alla classe dirigente italiana per scendere in campo e non essere neutrale di non fare lo stesso piccolo errore che ci sembra abbia commesso Ferruccio de Bortoli sabato scorso sul Corriere della Sera: suggerire alla classe dirigente italiana di schierarsi senza spiegare però né a favore di chi schierarsi né contro chi schierarsi. Un pericolo c’è. Essere neutrali significa aver scelto già da che parte stare.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.