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Trattamento dei dati e clic sul blog, i nodi irrisolti tra M5s e Casaleggio

Valerio Valentini

Gli insider parlano dell’incrocio di interessi che c’è in Via Morone

Roma. I nodi restano sempre gli stessi. Noti e irrisolti. Il problema è che però, crescendo il consenso e complicandosi la struttura, il rapporto perverso tra il Movimento 5 stelle e le società di Casaleggio appare sempre più inquietante. Un monstrum non tanto giuridico, quanto politico. Tanto che diventa sempre più difficile liquidare, come pure tanti osservatori continuano a fare, i molti paradossi di questo groviglio di relazioni complicate con un’alzata di spalle. Innanzitutto perché, a voler essere appena appena puntigliosi, va detto che di solito i grillini sono sempre pronti a denunciare scandali e conflitti d’interesse sulla base di legami assai meno solidi di quelli che stringono la loro forza politica a una srl milanese; di strepiti scaturiti dal sentito dire, di interrogazioni parlamentari scritte a partire da generiche parentele e vicinanze sospette, in questi cinque anni si è perso il conto.

 

A ricordare l’urgenza di chiarire gli intrecci tra il traballante impero aziendale dei Casaleggio e la vita politica del Movimento, allora, ecco che devono intervenire avvocati e autorità di controllo. Come il Garante della privacy, ad esempio, che proprio martedì ha annunciato che sta valutando la possibilità di comminare sanzioni nei confronti dell’Associazione Rousseau, quella che gestisce la piattaforma online del Movimento (leggi l'inchiesta di Luciano Capone su come funziona l'Associazione).

  

 

Al centro dell’indagine, non solo il fallace sistema di sicurezza del sistema operativo della piattaforma Rousseau; ma anche la scarsa riservatezza garantita ai votanti. “I voti espressi tramite le funzionalità di e-voting offerte dalla piattaforma – scrive il presidente dell’Authority Antonello Soro – vengono archiviati, storicizzati e restano imputabili a uno specifico elettore anche successivamente alla chiusura delle operazioni di voto, consentendo elaborazioni a ritroso con – in astratto – la possibilità di profilare costantemente gli iscritti sulla base di ogni scelta o preferenza espressa tramite il ‘sistema operativo’”.

  

Non solo. “L’illiceità” della condotta dell’associazione di Casaleggio, a giudizio del garante sta anche nella “mancata designazione delle società Wind Tre S.p.a. e Itnet S.r.l. quali responsabili del trattamento dei dati personali degli utenti dei diversi siti riferibili al Movimento 5 Stelle”. A quelle società sono stati forniti i dati degli utenti, senza però chiedere loro alcun tipo di consenso.

 

Osservazioni di una certa gravità, che però a Nicola Biondo – che le storture del M5s le ha descritte in un libro insieme all’ex dipendente della Casaleggio Associati Marco Canestrari – strappano un sorriso. “Nel nostro libro ‘Supernova’ – spiega il giornalista, già responsabile della comunicazione del gruppo dei pentastellati alla Camera a inizio legislatura – avevamo appunto messo in luce quel pericolo: che l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio, attraverso la gestione delle varie piattaforme online punto di riferimento del Movimento, archiviasse i dati sensibili degli attivisti. Cosa che permetteva e permette a Casaleggio – prosegue Biondo – di avere un profilo costante e aggiornato di tutti gli iscritti”. E dunque i vertici dell’Associazione Rousseau, che poi sono gli stessi della Casaleggio Associati, “possono sapere se e come iscritti e portavoce hanno votato nelle varie consultazioni online, e magari possono usare quelle informazioni per dire al Di Maio di turno di chi fidarsi e di chi invece no. Non solo: attraverso il loro ‘sistema operativo’, che in realtà è un software proprietario gestito da Rousseau, hanno ipoteticamente la possibilità non solo di immagazzinare, ma anche di mettere sul mercato quei dati, richiestissimi dalle società che fanno trading online e che puntano sulla pubblicità mirata per convincere gli utenti del web a cliccare e comprare”.

 

Del resto, che Casaleggio abbia un problema con la gestione dei dati, lo spiega Lorenzo Borrè, l’avvocato romano che assiste i tanti dissidenti grillini divenuto l’incubo di Grillo e Casaleggio. Spiega Borrè: “La stortura sta alle origini di Rousseau: quando quell’associazione viene creata, i dati personali degli iscritti al blog di Beppe Grillo vengono riversati automaticamente sulla nuova piattaforma, senza che a nessuno degli iscritti venga chiesta un’autorizzazione”.

 

C’è poi il problema degli introiti che la Casaleggio potrebbe ottenere attraverso la gestione del blog di Grillo, di quello – fotocopia, o quasi – “delle Stelle”. La Casaleggio Associati è una srl, e dunque non è tenuta ad avere nei bilanci gli stessi standard di trasparenza richiesti ad altri tipi di società. Quella trasparenza che magari potrebbero chiarire, una volta per tutte, se e in che misura l’azienda di Via Morone guadagna attraverso le inserzioni pubblicitarie che compaiono sul blog di Beppe Grillo. “Sembra banale da dire, ma l’onere della prova qui andrebbe ribaltato”, afferma David Puente, tecnico informatico e debunker in passato dipendente della Casaleggio. “Dovrebbe essere Davide a dimostrare, in modo inconfutabile, che non sia proprio la Casaleggio a guadagnare tramite il blog attraverso il sistema di Google AdSense”, la concessionaria pubblicitaria online che riconosce una certa somma per ogni clic effettuato sui suoi annunci. “D’altronde – continua Puente – è quantomeno inverosimile che l’azienda che gestisce in tutto e per tutto il blog non sia quella che guadagna dalle inserzioni che sul blog stesso compaiono”.

 

A suggerire con più forza questo legame, peraltro, fu nientemeno che il fantomatico “staff di Beppe Grillo” (che poi è costituito, in buona sostanza, da dipendenti della Casaleggio stessa) nel maggio del 2013 sul blog del comico genovese. Il post, che giustificava la comparsa dei banner pubblicitari sulla piattaforma, lo si può ancora leggere: “Negli ultimi anni la sua gestione (del blog, nda) è stata sempre in perdita. Nel 2012 i costi erano diventati insostenibili e fu inserita per questo, verso metà anno, la pubblicità, ma non per tutte le categorie, per evitare di chiuderlo. Nel 2011 Casaleggio Associati ha chiuso in passivo di 57.800 euro con un fatturato di circa 1.400.000 euro. Le perdite del blog sono state sempre coperte da Casaleggio Associati”. Più di una conferma, insomma.

 

E sempre a proposito di spiegazioni non date: Casaleggio farebbe bene non solo a dimostrare, se può, che la sua azienda non guadagna dai banner del blog, ma anche a chiarire a che titolo incontra diplomatici stranieri e rappresentanti di stato vari. A fine dicembre scorso, ad esempio, ha fatto sapere di essere stato ricevuto dall’ambasciatrice britannica a Roma, Jill Morris. A che titolo era lì? “A noi è stato detto che l’ha incontrata come presidente dell’Associazione Rousseau”, spiega, un po’ scettico, un deputato grillino. Solo che l’Associazione Rousseau non è poi molto distinta dalla Casaleggio Associati: ha la stessa sede, lo stesso capo, si avvale in molti casi delle stesse professionalità. Ce ne sarebbe abbastanza per gridare al conflitto d’interessi. O no?

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