Stefano Parisi (foto LaPresse)

Perché il ritiro di Maroni “è un regalo per la sinistra”. Parla Parisi

David Allegranti

Il leader di Energie per l’Italia offre il proprio programma elettorale a sostegno del riottoso centrodestra

Roma. Dice Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia, che il ritiro di Roberto Maroni dalla corsa per il Pirellone è stato “un regalo alla sinistra”. Parole più lievi dopo quelle di martedì a caldo su “un disegno politico di Forza Italia contro la Lega. All’interesse dei lombardi si antepone purtroppo un interesse di parte cinico e spregiudicato” che hanno fatto arrabbiare Paolo Romani (“Congetture folli”, ha detto). L’assenza di Maroni, comunque, non è un granché come risultato. “Eh no. Ho visto Renzi e Gori esultare”, dice Parisi al Foglio. “Si è aperta una falla, ma per fortuna Salvini l’ha chiusa subito. Tutto poteva essere gestito in modo diverso, ma sembra quasi che il centrodestra non abbia voglia di vincere. Con Maroni c’era un vantaggio forte. Dopo questo bel regalo, Attilio Fontana deve fare una campagna elettorale complessa. Credo che ce la farà, perché è un ottimo candidato e c’è un vento positivo per il centrodestra, ma ha meno notorietà e la strada più in salita. Tuttavia, quel che trovo più sbagliato è fare una competizione all’interno del centrodestra”.

   

Il centrodestra insomma non vuole vincere, fa la guerra a se stesso. E anche il suo movimento, Energie per l’Italia, ne è rimasto vittima. “Il 3 dicembre abbiamo presentato un programma sostanzioso, liberale, ma nei nostri confronti c’è una forte ostilità, incomprensibile, da parte di Forza Italia, che ha lanciato un’operazione di acquisto di due nostri consiglieri regionali, facendoli dimettere in modo che fossimo costretti a raccogliere le firme per presentarci alle prossime elezioni regionali. Consideri che servono 20 mila firme in tutta la Regione, quasi come per candidarsi alle Politiche. Per fortuna l’operazione alla fine non è riuscita, ma si tratta di un’aggressione verso una componente del centrodestra che porta voti ed è totalmente incomprensibile. Segnalo anche che oggi (ieri, ndr) alla Camera si è riunito il tavolo programmatico con quattro partiti, ma noi non ci siamo. Eppure il nostro è un programma molto consistente e molto liberale. Per questo mi chiedo: che problema ha il centrodestra con noi? Non vogliono vincere?”.

  

E Parisi che risposta si dà? “Non ne ho idea. Con il supporto di Berlusconi, ho avviato un rinnovamento interno al centrodestra che ha però trovato la grande ostilità del gruppo dirigente. Forza Italia ha paura del rinnovamento? Ma bisogna capire che un centrodestra chiuso in se stesso, fatto di vecchi partiti e sommatorie di vecchi partiti, come la cosiddetta quarta gamba, non serve a niente. E di solito quando si vuole vincere si cerca di allargare”. Ma come fa il centrodestra a essere competitivo se, appena qualche leader parla, nasce un caso politico? Salvini ha appena detto che se vincerà, abolirà il decreto sull’obbligo vaccinale. “E’ una reazione all’aggressione subita; Salvini adesso assume nuovamente posizioni rigide per avere visibilità. Ma non è con le aggressioni che si vince. Si vince se si ha il contributo di tutti. Io sono molto preoccupato, perché così non si creano le condizioni per avere un governo di centrodestra autonomo. Rischiamo anzi di avere il governo dei giudici Grasso-Di Maio, con il pm Di Matteo a fare il ministro della Giustizia o dell’Interno. Un governo di antagonisti, che vogliono l’università gratis per giovani che studino senza pagare e prendano lo stipendio senza lavorare, con il reddito di cittadinanza. Sarebbe il governo della delazione, del codice antimafia esteso a tutti gli italiani, insomma sarebbe il governo Davigo. Chiedo al centrodestra di aprire gli occhi e alzare la testa dai sondaggi”.

    

Parisi offre il proprio programma elettorale a sostegno del riottoso centrodestra: “Il debito pubblico deve essere ridotto, le tasse vanno ridotte ma solo a parità e non a deficit, dobbiamo far crescere gli investimenti privati. Vogliamo abolire l’Anac, cambiare il codice degli appalti, la separazione delle carriere per i giudici. Questo è il nostro programma. Ora, il centrodestra può accettare un minimo comune con dentro solo le cose condivise oppure alzare lo sguardo e chiedersi che Italia vuole per i prossimi 10 anni. Un paese che cresce al 3 per cento, dove i ragazzi non vanno a studiare all’estero ma sono dall’estero che vengono a studiare in Italia. Con meno insegnanti ma pagati meglio. Così si fa un salto di qualità. Con poltrone e slogan invece non si cambia l’Italia”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.