Il direttore dell'Ispi, Paolo Magri (foto LaPresse)

Il gran sponsor di Di Maio

David Allegranti

Il direttore dell’Ispi Paolo Magri, segretario italiano della Commissione Trilateral, ha partecipato al convegno organizzato da Davide Casaleggio ad Ivrea. Rivolta all’Istituto

Roma. Ha stupito non poco la presenza di Paolo Magri, vicepresidente e direttore dell’Ispi, nonché professore di Relazioni internazionali alla Bocconi e segretario italiano della Commissione Trilateral, al convegno di Ivrea sul “futuro”, in ricordo di Gianroberto Casaleggio. Non solo perché la Trilateral ha sempre fatto parte, nell’immaginario dei Cinque Stelle, di quella sorta di “asse del male” dei poteri forti. Ma anche perché Magri in passato è stato vicino ad altri mondi. Nel 2011, quando nacque il governo Monti, il suo nome era circolato come possibile viceministro del Commercio Estero. Alla fine, raccontano all’Ispi, la nomina sfumò e non è chiaro se fu lui a dire di no o fu Monti a ripensarci. “Forse è da lì che gli è rimasta la voglia di fare politica”, dicono. La partecipazione di Magri ha oltretutto creato non pochi malumori nell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale il cui presidente onorario è Giorgio Napolitano. Fondato nel 1934, è tra i più antichi e prestigiosi istituti italiani specializzati in attività di carattere internazionale. Tra i soci dell’Ispi, presieduto da Giampiero Massolo, ex guida del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (servizi segreti), ci sono molti imprenditori e banche importanti. Si va dal Gruppo Alluminio Agnelli alle Assicurazioni Generali, dalla Brembo alla Deutsche Bank, dall’Eni a Fastweb.

 



 

“L’Ispi è nato per avere le porte aperte sul mondo senza la diplomazia filtrata dei fascisti”, dicono dall’istituto. “Che oggi il direttore vada a parlare in quel luogo lì è incredibile”, aggiungono. “Un conto è confrontarsi, un altro conto è legittimare i Cinque Stelle”. La conferma di questo sentimento non proprio conciliante, per usare un eufemismo, nei confronti dell’intervento di Magri a Ivrea, arriva proprio dallo stesso direttore dell’Ispi. “La mia presenza qui qualche fibrillazione, a me e a voi, l’ha creata in questi giorni”, ha detto Magri dal palco, dove ha attaccato le politiche di austerity e “questa Europa”. “Questa Europa a me non piace. Questa Europa che sulle migrazioni ha prodotto parole al vento, pasticci, e sull’austerità ha fatto un vangelo e non ha trovato soluzioni ai problemi veri della gente. A chi può piacere? A nessuno può piacere. Ma siamo sicuri che senza Europa saremmo meglio attrezzati per navigare in un mare minaccioso?”.

 

Quello di sabato scorso non era il primo incontro fra Magri e Cinque Stelle. L’anno scorso Magri ha pranzato con Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e aspirante candidato premier dei grillini. Non era un incontro strettamente riservato, ma uno dei “lunch talk” mensili dell’Ispi, con una cinquantina di esponenti dell’economia, dei media e della ricerca. “Non si è sottratto a due ore di dibattito sulle posizioni del movimento. Devo dire che ha trasferito messaggi molto più puntuali ed articolati di quelli che ascoltiamo o leggiamo sui siti del Movimento…”, ha spiegato Magri in una recente intervista a Repubblica. Insomma, c’è una certa stima da parte del direttore dell’Ispi verso Di Maio, l’aspirante premier. Certo che ne sono cambiate di cose da quando, nel 2012, il M5s attaccava l’allora ministra Maria Elena Boschi per una partecipazione a un incontro con la Trilateral. “Nel 2012 era il Bilderberg, oggi è la Trilaterale, riunita per tre giorni a Roma sotto la protezione di un imponente apparato di sicurezza. Forse è il caso di ricordare cosa sia la Trilaterale, quanto questa organizzazione delle élite economiche abbia influito sulle politiche dei paesi occidentali. La dottrina della Trilaterale è riassunta nel Rapporto del 1975: la democrazia entra in crisi quando ci sono troppi cittadini coinvolti e attivi; i cittadini non hanno gli strumenti per governare la cosa pubblica; troppa domanda politica e partecipazione ostacolano il funzionamento del sistema. Il fondamento della dottrina della Trilaterale è insomma la netta separazione fra potere (kratos) e popolo…”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.