Il grande fratellino di Rocco Casalino
Metempsicosi di Travaglio, neo portavoce “garantista” del M5s
Grandi fratelli diversi. Marcolino Travaglio, che tanto ama giocare coi nomignoli, e trasformare i nemici in pupazzi, e i parenti degli altri in familismi amorali, dovrebbe guardarsi nel suo specchio di Narciso. Ora che la sua Dulcinea del Campidoglio è alle prese con il familismo dei due fratelli marrazzoni, il Marcolino ammazzasette che le tricoteuses tanto amavano se n’è iuto, puf, e s’è reincarnato nel suo grande fratello diverso: in Rocco Casalino, il capo comunicazione dei Cinque stelle, il ventriloquo di cui Grillo disse: “Tutte le uscite comunicative dei portavoce devono essere concordate con i responsabili della comunicazione”. Cioè con lui.
Il giornalista che sussurrava alle procure s’è trasformato in un attimo in un fiero garantista. Un Ugo Intini per la Mani nella marmellata grillina. Garantista a senso unico, ovviamente, perché come diceva Marcuse l’uomo è a una dimensione. Ieri sul Fatto Marco Casalino se l’è presa con quei guardoni dei “giornaloni” antigarantisti: “Un valoroso cronista del Corriere ha pubblicato l’ultima telefonata tra Grillo e la Raggi” (sottotesto: il giornale di Rocco Travaglio non l’avrebbe fatto mai).
Motteggia (è un motteggiatore) i giornalisti travestiti da “burro-cacao nella tasca interna della borsa” della Raggi. Lui, comandante di plotoni di cronisti travestiti da pali dalla lap dance (la battuta sulle ragazze del Cav. è lì, in prima pagina, di fianco al direttore garantista gargarista). Il quale contesta, oggi, chi fa le pulci alla Sindaca per due reatucci di quelli per cui il Travaglio prima della metempsicosi chiedeva almeno l’ergastolo più l’interdizione: falso e abuso d’ufficio. Invece adesso: “A sbugiardarla ci sarebbero…” (un grillino che sa il condizionale). E ancora: “E questo, per Repubblica, è ‘l’ultima spinta che avvicina la Raggi al suo abisso giudiziario e politico’. Perbacco”. Perbacco lo diciamo noi. Quei cattivoni di Rep., quei manettari che scrivono con gli schiavettoni, quei nemici del garantismo. Ma dove siamo? “Ci vorrebbe la prova di una raccomandazione, non una frase detta al fratello o all’assessore”. Ci perdonerà dall’alto Pietro Taricone, ma è dall’epoca del Grande Fratello 1 che non si sentivano tante balle senza filtro. Ci vorrebbe una prova, non un’intercettazione? Dopo decenni di inchieste costruite sugli scampoli d’intercettazione gentilmente messi a disposizione della banda Travaglio dai pm?
Non è soltanto la trasformazione di Travaglio nel grande fratello di Casalino. Questa è solo una delle mutazioni che il caso Raggi sta provocando. Altro che bambolina imbambolata, la sindaca è diventata un bambolotto da macumba, dove punge fa disastri, svela pensieri occulti, trasforma. Così che pure un arresto, un arresto eccellente, per il Fatto neo garantista ora è una notiziola da boxino a pagina 14 (ah, ma era Ciancimino). Così che invece vengono alla luce cose che sospettavamo già. Ad esempio che Michele Santoro, il caro amico, l’ex partner della tv, nonché il socio della ditta, proprio una faccia di palta come Rocco Travaglio invece non è. Anzi è l’unico con la schiena dritta e che manda a quel paese la truffa di cui Travaglio s’è fatto portavoce. “Lo statista forte, Grillo, ha impedito a Di Maio di venire stasera in trasmissione. È bastata una telefonata del solito Casalino. Un vicepresidente della Camera che agisce a comando come un soldatino, sono trent’anni che calco queste scene, non l’avevo mai incontrato”. E un manettaro che diventa garantista, l’hai visto mai?