Vaticano (foto LaPresse)

Smentite di rito a parte, il credito vaticano al M5s è ormai esaurito

Redazione
L’idea che l’Osservatore Romano abbia preso spunto da un temporale di fine estate per discettare su ciò che non va in città, regge fino a un certo punto. Anche perché il passato dimostra che ogni pacata riflessione su buche e bilanci capitolini ha sempre comportato una presa di distanza dal governo locale.

Roma. Il sostituto della Segreteria di stato, mons. Angelo Becciu, dà sfoggio di grande diplomazia nel circoscrivere l’editoriale di sabato dell’Osservatore Romano a generica e generale riflessione sullo stato in cui versa Roma, capitale d’Italia e della Santa Sede. Niente di nuovo, dice, perché “lo stiamo dicendo da anni che la città è abbandonata”. Il che è vero, anche se le riflessioni da Oltretevere non vengono mai diffuse a sproposito e senza destinatari chiari e contesti ben definiti. Lo stesso Nunzio Galantino, che diplomatico di certo non è ma che i rapporti con il potere dell’altra sponda del Tevere li coltiva (e li sa coltivare) essendo della Cei il segretario generale, ha lasciato intendere che lo spettacolo offerto nelle ultime settimane dalla giunta grillina, tra casting per scegliere gli assessori e sms non ben compresi, c’entra eccome.

 

A margine dell’incontro di sabato scorso organizzato dall’Azione cattolica, “Ragazzi in Vaticano”, Galantino aveva detto che “la mia preoccupazione sulla città è la preoccupazione di qualunque cittadino che vuole vedere la città governata. Si tratta di un monito che vale per tutte le istituzioni, poi se uno vuole forzare…”. Becciu, il giorno dopo, assicura che il ragionamento fatto dall’Osservatore Romano era slegato dallo stallo che avvolge l’attuale maggioranza del Campidoglio, anche perché, ha detto al Corriere della Sera, “la Santa Sede non interviene sull’operato di una giunta e non esprime giudizi politici di sorta”. Eppure, nonostante la consueta prudenza e i toni rispettosi e bassi, il cardinale Pietro Parolin proprio su Roma e sulla “situazione attuale” aveva parlato pochi giorni prima, osservando come il contesto attuale “non crea quell’ambiente di serenità che permette di lavorare a favore della gente”. Da tale considerazione seguiva l’auspicio che l’impasse si risolvesse “in modo che l’amministrazione si metta a lavorare e affrontare i problemi dei cittadini, che a Roma sono molti”. Toni ben diversi da quelli – questi sì interpretati in modo avventato – usati nella scorsa primavera quando gli usuali ed eleganti auguri del segretario di stato vaticano a Virginia Raggi erano stati letti come una benedizione e un sostegno aperto e chiaro alla marcia pentastellata.

 



Virginia Raggi in visita da papa Francesco in Vaticano il 1 luglio 2016 (foto LaPresse)


 

Insomma, l’idea che l’Osservatore Romano abbia preso spunto da un temporale di fine estate per discettare ad ampio spettro su ciò che da anni non va in città, regge fino a un certo punto. Anche perché il passato dimostra che ogni pacata riflessione su buche non coperte e bilanci capitolini scritta al di là di via della Conciliazione ha sempre comportato una presa di distanza dal governo locale. In certi casi, pure clamorosamente, come insegna lo strappo con Ignazio Marino, scaricato dal Papa in persona con una conferenza stampa in aereo: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori, e neanche loro l’hanno invitato”, disse Francesco di ritorno dall’Incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia, l’anno scorso, mentre l’allora primo cittadino faceva intendere d’essere andato in Pennsylvania perché generosamente invitato da qualcuno dell’entourage vaticano.

 

La cronaca è poi nota, e cioè che Marino da quel momento è precipitato, mollato da tutti e costretto a dimettersi. E non pare, poi, che le affermazioni di mons. Vincenzo Paglia, neopresidente della Pontificia accademia per la vita, secondo cui “non ci sono frizioni tra il Vaticano e il sindaco di Roma”, semmai “c’è l’esigenza e la richiesta da parte di tutti i cittadini che Roma sia davvero governata. Credo che questo sia il pensiero comune di tutti, nessuno escluso”, rappresententino uno stemperamento delle tensioni, visto che si chiede che la città sia governata. Il Vaticano non ha voluto, nei mesi scorsi, immischiarsi nella partita, lanciando strali (anche indiretti) contro il Movimento incapace di gestire una macchina come quella romana. Anzi, è forse stato tra i pochi a dare credito alla “novità”. Un credito che, però, sta terminando. L’editoriale sul temporale è l’occasione, il messaggio è giunto a destinazione.