Foto tratta dal profilo Facebook della Festa dell'Unità di Pietralata

Mentre Raggi trema, il Pd fa bagni di umiltà a Pietralata

Andrea Minuz

Ripartire dai campetti di periferia. Ma come ci si arriva? La Festa dell’Unità è in via dell’Acqua Marcia, ospitata dentro un grande centro sportivo. Il sito spiega come arrivarci coi mezzi pubblici (vero bagno di umiltà). Noi non ce la sentiamo e andiamo in macchina. A un certo punto però la strada si interrompe di fronte a una fila di alberi. “Scusi, ma la Festa?”. Un reportage.

“È bellissimo aprire la festa con questa amatriciana”, dice Roberto Giachetti inaugurando la Festa dell’Unità a Pietralata. Lontano dai riflettori, via da Capalbio, Pietralata è il bagno di umiltà che ci vuole dopo la batosta elettorale romana. Pietralata è la risposta concreta alle insofferenze della base. La prova che non siamo solo quelli della ZTL del I Municipio e dei Parioli, uniche due circoscrizioni dove il PD ha battuto i Cinque Stelle alle ultime elezioni comunali. Perché vincere ai Parioli è stato peggio che perdere ovunque. Quella sera in Tv, Massimo Cacciari in Tv fu lapidario: “La sinistra ormai tiene solo in centro. Ai Parioli. A via Montenapoleone, questo è il rovesciamento di tutto l'ethos del novecento”. E quando si rovescia tutto l’Ethos, bisogna tornare alle radici. A Pietralata, per ripartire dai campetti di periferia. Ma come ci si arriva? La Festa dell’Unità è in via dell’Acqua Marcia, ospitata dentro un grande centro sportivo. Il sito spiega come arrivarci coi mezzi pubblici (vero bagno di umiltà).

 


 


 

Noi non ce la sentiamo e andiamo in macchina. A un certo punto però la strada si interrompe di fronte a una fila di alberi. “Scusi, ma la Festa?” “Guardi la sto cercando anch’io, conviene abbandonare la macchina e proseguire a piedi, il navigatore dice che mancano settecento metri”. Massì, sparpagliamoci nella wilderness della Tiburtina. Ancora più bello. Così, avanziamo nella sterpaglia. Ci perdiamo di nuovo. Capisco che siamo quasi arrivati solo quando intravedo un gruppo di signore in lunghe tuniche etno-chic con mariti che sembrano Federico Rampini, tutti abbronzantissimi e immersi con lo sguardo nel TomTom Go. Ci siamo.

 

Dentro non c’è molta gente. Il programma decolla con Walter Veltroni che presenterà “C’eravamo tanto amati”. Poi forse viene Renzi, però nessuno lo sa. L’allestimento provvisorio fa un po’ tendopoli ma tanto meglio. Siamo tutti qui per l’amatriciana solidale. “Vi chiedo solo di interrompervi nel vostro nutrirvi e fare un applauso ai volontari del Partito Democratico che sono intervenuti ad Amatrice e nei paesi limitrofi”. Parlano Orfini, Giachetti, la Presidente della Croce Rossa di Roma, Debora Diodati. Si commenta l’omelia di Mons. Pompili. Qui signori è stata colpa dell’uomo. Noi mangiamo perché l’amatriciana è venuta bene e per fortuna non ci sono i vegani che protestano per il guanciale come a Torino (e poi qui siamo a Pietralata, mica a Monteverde Vecchio). In giro, il solito accampamento di stand e bazar. L’incenso, le collanine etniche, i narghilè, la Peroni alla spina. Negli anni,  sempre meno libri, sempre più cibo. Ora c’è la porchetta biologica, la pizza gluteen free e inspiegabili menù in inglese. C’è “L’Angolo del pesce di Sabaudia”, abbraccio simbolico tra Roma Nord e Pietralata. Coi crudi di pesce e la mente che ritorna ai tramonti infuocati del Circeo però coi piatti di carta. Vabbe’. Sul palco attaccano le cover band. “Hey Joe, where you goin’ with that gun in your hand”. Passano dei ragazzi con una scatola di cartone incerottata col nastro adesivo. C’è scritto “x i terremotati” col pennarello rosso. Più base di così. Quella dell’anno scorso a Montesacro doveva essere la festa della rinascita. “Abbiamo costruito questa festa dell’Unità come un evento innovativo già a partire dalla location, andando via dal centro e spostandoci in un grande quartiere popolare come Conca d'Oro”. Lo slogan citava Morandi: “C’è un grande prato verde”. Perché "noi crediamo al seguito di quella canzone, al fatto che qui e da qui possono nascere speranze", spiegava Orfini. Montesacro non è bastata. Ci vuole Pietralata. Però i soci del centro sportivo non sembrano molto convinti. Non si lasciano coinvolgere. Restano freddi durante la capoeira solidale, freddi alla sfilata coi tamburi. Escono dagli spogliatoi dopo l'allenamento, coi borsoni e la tuta e sembrano pure un po’ scocciati, “emmo’ questi che vonno?”. La base non si ricompone. Non ancora.

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