Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Caro Renzi, è il momento di ingrassare

Giuliano Ferrara
Economia, Europa, Libia. Prendere peso vuol dire non traccheggiare e ignorare la chiacchiera corrosiva degli Organi Collettivi dell’opinione. Non tutto è ruota della fortuna, gentile Royal Baby, e ora forza con le bistecche.

Caro presidente Renzi, deve ingrassare un poco. Il bilancio è buono, non vedo errori strategici. Se l’economia non delude, se qualcuno in Italia si rimette a investire e a lavorare, ché il governo può aiutare ma non decide il destino di un paese nella globalizzazione finanziaria e nell’Europa, grandi problemi non dovrebbero insorgere. I grillozzi sono un bluff, Berlusconi è superincazzato ed è capace di muovere le montagne quando si decide a essere in rimonta, ma (per quanto possa a torto apparire pigra) l’idea che sia in atto una staffetta di leadership e un cambio di generazione dovrebbe aiutarla a farcela di qui al 2018, e poi al 2023. L’Europa della Merkel, anche a non voler sottoscrivere tutta l’intervista bella e nervosa di Prodi a Minoli, non mi sembra in grado di rimettere in riga un’Italia pimpante e disciplinata (le due cose vanno tenute insieme, ovvio, e lei cerca di farlo). Caste togate e mediatiche si impegnano di brutto, nella loro immensa volgarità cospirazionale, a metterle i bastoni fra le palle, ma non è detto che debba sempre prevalere la perdita di tempo dell’ovvio, del banale, del savianeo. E poi c’è sempre la dea Nemesi che sorveglia: il paternalista e attivista don Ciotti si è stretto al Papa per coprirsi, ecco che lo beccano, con tutte le cose douteuses della misericordia, dove meno ce lo si sarebbe aspettato, a Castel Capuano (procura di Napoli).

 

Però lei deve mettersi a dieta, secondo il mio modesto parere di berlusconiano-renziano a riposo, e prendere un po’ di peso. Che vuol dire? Non lo so. Forse deve vendere due reti Rai senza distruggere la Mediaset. Forse deve riprendere a girare per le scuole. Forse deve andare dai vecchi e dai malati. Dagli imprenditori, per esempio, che sono anche loro un po’ vecchi e malati, in molti casi. Forse deve dare alle imposte dei colpi che si sentano ancora di più. Forse deve fare di Bruxelles una palla di fuoco. Forse deve fare della Libia il test vero di una volontà di sopravvivenza dell’occidente italiano, chissà. Ma la sensazione del ripetersi è netta e sgradevole. Elevarsi con le proprie parole è edificante, ma c’è chi si è abbassato e da duemila anni domina spiritualmente il mondo. Rivendicare il ben fatto, basti guardare a Obama e al suo ottimismo di maniera che non convince più nessuno, serve ma non oltre la sottile linea rossa della politica al futuro. Il referendum è un buon pezzo di carne rossa da imbandire a tavola, e sarà archiviato nella fila dei guadagni per tutti a meno che gli italiani si vogliano confermare stupidissimi (come fecero quando infilzarono la riforma del suo augusto e venerato predecessore, che però non ci credeva nelle buone cose anticipatrici che aveva fatto). Ma ora per lei ci vogliono quelle che Filippo Mancuso, compianto, chiamava “bistecche di leone”, e molti zuccheri. Prendere peso vuol dire non traccheggiare, insistere, battagliare con argomenti sempre nuovi, nuovissimi, far capire che socialdemocrazia, socialismo liberale, leadership personale, partito della nazione sono formule: poi c’è la sostanza di un grande sforzo nazionale da sostenere, e il tentativo di cambiare le cose che stanno ferme, muovendole con supremo sprezzo del pericolo.

 

[**Video_box_2**]Sapessi come si fa, non starei qui a dare consigliucci inutili. Ma una lunga esperienza mi dice che lei è troppo magro, spesso. Le leve di comando non si toccano, sennò addio. Ma Bersani va imbarcato. Prodi va consultato. I giornali e le televisioni vanno trattati a colpi di fatti politici. Non deve passare giorno senza che l’agenda sia proposta da chi dirige il paese. Non si può star lì a subire la chiacchiera corrosiva nazionale degli Organi Collettivi dell’opinione. E’ pericoloso. E allora il governo del sindaco d’Italia, il governo Leopolda, il governo dei ragazzini, ora che ha messo insieme quel che serve per vivere, deve cominciare a filosofare in mezzo a questo paese di pensatori, calciatori di centrocampo, tutto mescolato (gente di qualità e asini). Non tutto è ruota della fortuna, gentile Royal Baby, metterci la faccia va bene, ma anche la testa deve essere nutrita: è il cervello del principe, alla fine, come diceva Gramsci. Per comunicare bisogna procurarsi qualcosa di importante da fare e da comunicare. Lei è sulla buona strada, in parte lo sta facendo, ma non mancano le buche e le curve pericolose. Auguri, la voglio intorno al quintale. Per le arterie, il cuore, la mobilità si vedrà. Ora il problema è il peso.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.