(foto Ansa)

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L'inchiesta sullo stato disastroso della sanità militare ucraina

Adriano Sofri

È stata pubblicata sul Kyiv Independent, con le testimonianze dei soldati rientrati dal fronte. Una cattiva notizia e una buona

Mentre ieri nei territori occupati ucraini si svolgevano le sedicenti elezioni presidenziali, sul Kyiv Independent ho letto un comunicato del nuovo comandante in capo ucraino, Oleksandr Syrskyi, in cui si annuncia che l’Ucraina ha avviato la rotazione delle truppe che hanno prestato servizio al fronte “per un lungo tempo”, nonostante la situazione sempre più difficile che le forze armate del paese si trovano a fronteggiare. Com’è noto, la penuria di uomini e di armi, specialmente di munizioni di artiglieria, costringe attualmente a concentrare le forze disponibili nei punti più vulnerabili del fronte. Il “lungo tempo” a volte vuol dire dall’inizio della guerra.
  
La stessa edizione del quotidiano ucraino in lingua inglese pubblica un lungo reportage sulla situazione della sanità militare, esemplificata da numerose storie personali, con un titolo drastico: “Lasciate ogni speranza: i combattenti ucraini feriti paragonano il sistema medico militare all’Inferno”. L’elenco delle offese è impressionante: incompetenza, corruzione, indifferenza, cinismo burocratico, disconoscimenti di invalidità gravi, pagamenti negati... “Non sono andato in guerra per il denaro. Ma se me lo devi, fai meglio a darmelo”. L’articolo riporta le osservazioni del ministero della difesa, che ha anch’esso un titolare rinnovato di recente, e l’impegno attuato o promesso a correggere errori e scorrettezze. “Mi dicono: ‘Presenta due testimoni’. Dico: ‘Siete deficienti? Quali due testimoni? Sono l’unico rimasto. Degli ultimi dieci che eravamo, sono l’unico sopravvissuto’. E chiedono due testimoni... Mi hanno detto che ero stato segnato come ‘assente senza permesso’.”
  
L’articolo dà due notizie, una buona e una cattiva. La buona è la libertà e la franchezza con le quali i due autori, Igor Kossov e Alexander Khrebet, e il giornale, hanno condotto e pubblicato la loro inchiesta. La cattiva non occorre dire. Per il momento, prevale largamente sulla buona.

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