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La parte giusta di Pertini sul Cile

Adriano Sofri

Andrés Pascal, alias Pascal Allende, uscito clandestinamente dal paese, e Julio Gomez, alias Emir Sader, allora in esilio in Europa, incontrarono il presidente della Repubblica. Ecco cosa si dissero

Fra il 1973, l’anno del golpe cileno, e il 1989, l’Italia non ebbe un ambasciatore a Santiago, affidando l’ambasciata a un incaricato d’affari. L’altro giorno, a proposito del viaggio di Mattarella in Cile, avevo ricordato l’accoglienza riservata da Sandro Pertini, il 29 luglio del 1982, a due rappresentanti del Mir cileno. I due erano Andrés Pascal, alias Pascal Allende, uscito clandestinamente dal paese, e Julio Gomez, alias Emir Sader, allora in esilio in Europa. Ho ritrovato la registrazione della mia conversazione con loro all’uscita dal Quirinale.

Avevo domandato: “Come vi ha accolto Pertini?”.

“Con una gran solidarietà, che ci ha scaldato il cuore. Ci ha augurato che la sofferenza del popolo cileno non debba durare così a lungo come quella degli italiani sotto il fascismo. Dopo averlo incontrato, siamo sicuri che finché sarà presidente, non ci sarà un ambasciatore italiano in Cile. E sarà a lungo, con le sue qualità umane. Anche se è già anziano, no? Deve avere più di settant’anni”.

“Ne ha 86”.

“Possibile? Tanto meglio! Vuol dire che stare dalla parte giusta fa bene al morale e al fisico”.

(Pertini fu presidente dal 1978 al 1985, e morì nel 1990, a 93 anni).

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