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Sparare sulla Croce Rossa? La Russia lo fa

Adriano Sofri

Ieri i russi hanno mirato e colpito una sede a Kherson, tenacemente rimasta durante l’occupazione, vessata e provocata quotidianamente. E’ morta una giovane donna, una paramedica, ed è morto un uomo che era in coda al punto di distribuzione

Ora tocca a Kherson mostrare la logica che muove il sentimento profondo di Putin e della sua tribù. E’ mia, e se non vuole più essere mia la anniento. Può essere una donna, può essere una città. Può essere una nazione. “Mia in eterno”, l’avevano dichiarata nel loro preteso referendum. Come con una donna. Il ritiro inglorioso oltre il Dnipro, l’abbandono alla rinfusa di carri e scantinati delle torture, e il via ai bombardamenti indiscriminati. Le case, l’acqua e la luce, il reparto oncologico. La gente, che aveva fatto festa alla libertà riconquistata, deve fuggire o crepare. Ieri i russi hanno mirato e colpito la sede della Croce Rossa a Kherson. La sede della Croce Rossa Ucraina, Ukraine Red Cross, la Société Nationale, era tenacemente rimasta durante l’occupazione, vessata e provocata quotidianamente. Ieri c’era il suo personale, alcuni membri della Croce Rossa Internazionale che fanno la spola, e volontari. E’ morta una giovane donna, una paramedica di Kherson, ed è morto un uomo che era in coda al punto di distribuzione – pane, tazze di brodo - e sono stati feriti dalle granate alcuni volontari. E’ proverbiale il modo di dire: “Sparare sulla Croce Rossa”. Roba da vigliacchi, da maramaldi. C’è chi lo fa, meticolosamente. 

Da Mosca si sono premurati di avvertire per tempo che non ci saranno tregue, né per Natale né per il nuovo anno. La consegna non conosce eccezioni. Ricordati di imbestialire le feste. Spareranno metodicamente sulla Croce Rossa, sul Natale, sul nuovo anno. Ci si può contare. Gente di parola.

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