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piccola posta

Putin e quelli come lui non parlano mai sul serio, non vanno mai presi sul serio

Adriano Sofri

Il presidente russo dice che in Ucraina "dobbiamo ancora cominciare a fare sul serio". Ma forse è proprio quando parla così che non va preso seriamente

Odessa, dal nostro inviato. Fra gentiluomini, quelli che reggono i destini della terra, vige la convenzione che le parole pronunciate nell’esercizio delle loro funzioni non vadano mai prese sul serio. Un grande della terra spara un’enormità, non so, che butterà un’atomica, un bambino la sente e allarmato tira la manica del padre – “Hai sentito…?” – e il padre, quando finalmente decide di accorgersene, gli spiega: “Ma non diceva mica sul serio. Non dicono mai sul serio”. Il bambino, ancora spaventato dall’enormità, è stato però introdotto nel mondo dei grandi e prende la loro aria di sufficienza. Il bambino, o più ancora la bambina, si ripeterà: “Ma ha detto che butterà la bomba atomica!” Però lo terrà per sé, d’ora in poi. Se dovrà parlarne, saprà dire: “Non dicono mica sul serio!”.

E ieri tutti i giornali e i notiziari riferivano il discorso di Vladimir Vladimirovičc Putin ai capi della Duma. In particolare la frase: “In Ucraina non abbiamo ancora cominciato a fare sul serio”.  Non dirò la bambina, ma almeno il bambino che sonnecchia dentro di me, afflitto da tante paure e tanti scandali, mi ha tirato la manica, e quando finalmente ha ottenuto la mia seccata attenzione, ha preteso che andassi a controllare qua e là: ha detto proprio che “in Ucraina non abbiamo ancora cominciato a fare sul serio”? Vuol dire che finora ha scherzato? Mariupol, Severodonetsk, Bucha, le decine di migliaia suoi e altrui, soldati e civili, bambini e vecchi, case e teatri e botteghe e stalle e chiese, depositi di grano e biciclette e cani e scuole e alberi – non hanno ancora cominciato? “Sul serio”? Dunque, vediamo. Le versioni francese dicono: “nous n’avons pas encore commencé les choses sérieuses”. Le inglesi dicono: “in earnest” – seriamente. Così le tedesche: “ernsthaft”. Ho guardato il russo: “Vsjerjez” – sul serio, è la nostra stessa parola. 

Ho avvertito il fanciullino che non sonnecchiava più dentro di me che Vladimir Vladimirovicč Putin, e quelli come lui, non parlano mai sul serio, non vanno mai presi sul serio. “Nemmeno quando dicono di non aver ancora cominciato sul serio? E che cosa è sul serio dopo tutta quella roba, Mariupol e Bucha e le case e…?”. Ho dovuto essere brusco, per chiuderla lì: “No, non dicono sul serio, nemmeno quando dicono di non aver cominciato a fare sul serio!”. Il fanciullino ha smesso di domandare, e di tirarmi la manica. Si è messo a fischiettare come un passerotto di Odessa. Fischiettava: “E’ uno scherzo, uno scherzo, è tutto uno scherzo”.

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