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"Il drone e la carriola", racconto del 26 agosto a Kabul

Adriano Sofri

E' l'immagine che rimarrà delle esplosioni nella capitale afghana. Come le Torri gemelle l'11 settembre

L’11 settembre riuscì ad al Qaeda e a Bin Laden oltre ogni immaginazione, perché loro ebbero la temerarietà di immaginarlo. Di mettere insieme l’arma più arcaica, più rudimentale – l’attentatore suicida, quello al quale il giuramento di Biden di scovarlo, braccarlo e punirlo suona come una promessa di eternità – con la più sofisticata, l’aereo di linea mutato in proiettile esplosivo. Venti anni dopo, gli Stati Uniti umiliati dall’avanzata talebana, che non hanno saputo immaginare, ricevono il colpo di grazia dagli attentatori suicidi dell’Isis-K. Un cerchio si chiude provvisoriamente con l’immagine dei feriti portati via nelle carriole. Qualcuno ha avuto la prontezza di riflessi di ricorrere alle carriole (erano servite a trasportare bagagli per l’imbarco sperato verso il nuovo mondo, a trasportare bambini?). Ci sarà un racconto del 26 agosto di Kabul e dei vent’anni, si intitolerà “Il drone e la carriola”.

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