Un fermo immagine tratto da un video dell'Isis mostra uno degli attentatori dell'aeroporto di Kabul 

la guerra parallela

Perché l'Isis Khorasan ha colpito Kabul e i talebani

Redazione

L'attentato all'aeroporto è solo l'ultimo di una serie di attacchi dello Stato islamico afgano, nemico giurato dei talebani, che ricambiano l'odio. E potrebbe non essere l'ultimo. Due estremismi in guerra tra loro

L'esplosione suicida che ieri ha colpito l'aeroporto di Kabul gettando il panico e causando un centinaio di vittime è stata rivendicata con un video dall'Isis-K, lo Stato islamico afghano spesso menzionato con la sigla inglese ISKP (Islamic State Khorasan Province). L'attentato è avvenuto ad Abbey Gate, un'area dello scalo dove oltre ai civili afghani ammassati in attesa di partire lavorano anche le forze armate degli Stati Uniti: è lì che sono stati uccisi i 13 soldati americani. Un'altra esplosione è avvenuta nei pressi del Baron Hotel, base logistica di giornalisti e truppe del Regno Unito, dove non si sono registrate vittime straniere. 

 

 

Nonostante l'attentato abbia causato la morte di afghani in fuga dal paese e di soldati americani, il vero obiettivo dello Stato islamico sono i talebani. Tra i due gruppi la rivalità è consolidata: colpire un'area sotto la tutela dei talebani, all'interno della quale si svolgono le operazioni di evacuazione, con la stampa internazionale sul posto, è stata l'occasione per lo Stato islamico di dimostrare la debolezza dei propri nemici. L'attacco non è arrivato del tutto inaspettato. Mercoledì l'intelligence americana aveva condiviso con gli alleati la notizia che lo Stato islamico stesse progettando attentati nella zona dell’aeroporto. Non si può nemmeno escludere che quelli di ieri siano gli ultimi. "Crediamo che vogliano continuare quegli attacchi e ci aspettiamo che quegli attacchi continuino", ha detto ieri il comandante centrale dell'esercito americano, Kenneth McKenzie.  

 

Le ragioni della guerra tra Isis-K e talebani

Come ha scritto il Foglio, "i talebani sono in guerra contro lo Stato islamico, che li considera murtaddin, apostati, quindi musulmani che hanno abbandonato l’islam – persino peggio che infedeli e questo vuol dire che devono essere uccisi. Lo Stato islamico in Afghanistan (sigla in inglese: ISKP, Islamic State Khorasan Province, dove Khorasan è un antico nome usato per la regione) a maggio ha pubblicato un video di due ore per spiegare ancora una volta che i talebani devono essere sradicati ed era così pieno di dettagli interni che era chiaro come a parlare fosse qualcuno che in passato ha fatto parte dei talebani. Lo Stato islamico accusa i talebani di essere nazionalisti, vale a dire concentrati soltanto sulla causa afghana e non su quella del Califfato globale; di essere in combutta con l’intelligence pachistana, quindi con un governo tirannico e – di nuovo – apostata; di lucrare con il traffico di stupefacenti e infine anche di avere accettato accordi di pace con gli americani". 

 

Prima di Kabul. Gli attentati dei mesi scorsi

Quello di ieri è solo il più grosso degli attacchi che lo Stato islamico è riuscito a concludere in questi mesi, ma non è l'unico. La guerra tra loro e gli sciiti è stata una guerra parallela a quella con i contingenti internazionali, che non si è mai fermata. "Sabato 8 maggio tre bombe sono esplose davanti alla scuola Sayed al Shuhada di Kabul proprio in coincidenza con l’orario di uscita", abbiamo raccontato tre mesi fa. "E’ una scuola per bambine hazara, la minoranza sciita che in Afghanistan è spesso bersaglio dei fanatici sunniti. Il bilancio dei morti è arrivato a cento, una delle stragi più gravi dal 2001, e molte vittime sono bambine. I sospetti di tutti sono contro lo Stato islamico, però a differenza di altre volte non è arrivata la rivendicazione – a volte si comporta così perché questo tipo di attentati orrendi e l’intollerabile ambiguità causano tensioni con il governo. Nei primi giorni di giugno lo Stato islamico ha fatto saltare in aria quattro bus negli stessi quartieri hazara mentre circolavano nel traffico, sono bersagli facili, basta applicare una bomba adesiva e scappare via. In un’esplosione sono morte dieci persone, in un’altra quattro, è il caos completo nella capitale. Questi attentati sono stati rivendicati dallo Stato islamico, che ha chiarito i motivi: sono proprio attacchi contro gli sciiti. Un articolo di AP spiega che gli uomini dello Stato islamico hanno occupato un quartiere centrale nella città di Jalalabad e si sono impadroniti del business dei tuk-tuk, le motorette a tre ruote che fanno da taxi. Monitorano tutto, raccolgono informazioni. Pochi giorni fa lo Stato islamico ha rivendicato un attacco esplosivo contro un convoglio dell’intelligence afghana che attraversava il centro di Jalalabad. Nel primo quadrimestre del 2021 gli attacchi targati ISKP sono stati 77, contro i 21 nello stesso periodo dell’anno scorso". 

 

Come può evolversi la convivenza tra Isis-K e talebani 

Anche se i morti e feriti dell'aeroporto di Kabul hanno dimostrato al mondo che l'Isis-K è ancora capace di colpire dopo anni di inattività, l'ascesa fulminea dei talebani può essere un fattore in grado di contenere l'espansione dello Stato islamico. Dieci giorni fa il Foglio ha chiesto a un circolo di esperti del jihad un parere in forma anonima su quello che succederà. "Il responso è che i talebani sono un avversario formidabile per lo Stato islamico e non gli permetteranno di conquistare territorio e che per paradosso è meglio questa ascesa fulminea dei talebani rispetto a una guerra civile che si sarebbe potuta trascinare per anni perché il caos che ne sarebbe derivato è l’habitat preferito dallo Stato islamico per crescere. Invece in questo modo i talebani si occuperanno con violenza delle cellule dello Stato islamico che riusciranno a trovare. E infatti dalle prime notizie si è appreso che quando i guerriglieri attaccano una prigione e liberano in massa i prigionieri si premurano di capire chi è finito in carcere perché faceva parte dello Stato islamico. Quelli non sono rimessi in libertà, ma restano in attesa di essere indagati. C’è però il timore fondato che i talebani non riescano a condurre operazioni antiterrorismo efficaci, perché non hanno i mezzi che aveva l’NDS, l’intelligence afghana appoggiata dagli americani, che intercettava computer e telefoni e poteva ottenere sorveglianza e raid con i droni. C’è poi il pericolo che lo Stato islamico, anche senza guadagnare territorio, crei un network molto robusto a cavallo di Afghanistan e Pakistan per lanciare attentati". 

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