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Il silenzio e le bombe a Kabul

Adriano Sofri

Musica e canto sono già banditi. In compenso risuonano le esplosioni

Rumore di spari e bombe, secondo programma. E annunci di silenzio. La musica, si dice, è una lingua universale. Esperimenti scientifici sostengono di averlo provato. Chi voglia spezzare l’universalità e ripristinare confini invalicabili ha una prima decisione da prendere: proibire la musica. Non so se sia stato immaginato abbastanza un mondo diviso in due così: di qua il canto, di là il silenzio. Una Fahrenheit in cui Montag e compagne tengano a memoria canzoni e sinfonie e opere. Zabihullah Mujahid, l’illustre portavoce, ha annunciato il ripristino della proibizione della musica. Piove sul bagnato, anche qui: in marzo l’Istituto Nazionale della Musica di Kabul aveva dato notizia dell’ordine del ministero dell’Educazione afghano che vietava alle donne, dai 12 anni in su, di cantare in occasioni pubbliche, compreso l’inno nazionale. L’istituto chiedeva al mondo di aderire alla campagna “I am my song”.

Ho cercato le fonti dell’interpretazione esaltata della sharia contro canto e strumenti musicali. La tradizione relativa piega al grottesco. “Malik disse: se uno ha comprato una giovane schiava e l’ha trovata essere una cantante professionista, può renderla all’originario proprietario per il rimborso del credito, per aver trovato difettosa la merce”. “Il canto è haram, proprio come la carogna”. “Tranne i canti per calmare i cammelli durante il viaggio, o nel lavoro duro e noioso, o nelle feste gioiose…”. “Cantare fa crescere l’ipocrisia del cuore”. “Se si passa davanti a una casa dalla quale esce una musica, si può, anzi si deve entrare senza permesso”. “Gli strumenti musicali sono il vino dell’anima” (frase che, alla rovescia, è musicalmente spiritosa).

Il nervo intimo è, come sempre, la sessualità. “L’islāam non solo vieta l’adulterio e la fornicazione, ma anche quelle cose che possono portare ad essi… Questo è anche uno dei principali motivi per la proibizione della musica, poiché crea eccitazione, passione e agitazione, e porta anche a vari cambiamenti fisiologici nella persona. E’ un provato fatto psicologico che due cose sono decisive nel suscitare il desiderio sessuale umano, una è la voce di una donna (per gli uomini) e l’altra la musica”. Ecco (Tolstoj nella “Sonata a Kreutzer”, violino e uxoricidio). L’Afghanistan ha una formidabile storia musicale. Non ci sarebbe bisogno di esportargliela. Ora è un film muto, se non per gli spari, le esplosioni, i pianti. È lo scontro di civiltà, il sonoro della voce delle donne e delle canzoni. 

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