Cesare Battisti (foto LaPresse)

Io, Adriano Sofri, non sono Cesare Battisti

Adriano Sofri

La mia reputazione ha avuto una piccola impennata. C'entrano un irresistibile senatore leghista, una senatrice grillina e alcune sapide righe del Fatto 

La mia reputazione ha avuto una piccola impennata, giovedì, grazie a un irresistibile senatore leghista che parlava in pro della legge contro i reati nella pubblica amministrazione (video sotto). Costui ha prima imputato ai senatori seduti a sinistra di aver “addirittura difeso Sofri Bompressi e Pietrostefani” (se l’era scritto, per non sbagliare), poi ha perfezionato vibratamente la cosa: “E a proposito di Sofri io spero che il presidente Bolsonaro finalmente lo assicuri alle patrie galere per i crimini schifosi che ha commesso in Italia”. A questo punto i senatori leghisti sono scoppiati in un applauso. Mancava solo un altro dettaglio, la presidenza del Senato, in quel momento tenuta da una signora 5 stelle, la quale ha detto: “Rimanga nell’ambito del provvedimento, la magistratura farà il suo dovere nell’ambito di quello che è il suo compito”. Citazioni testuali, del resto la registrazione è disponibile, anche sul Fb dell’oratore, evidentemente fiero del colpo che aveva assestato: solo più tardi ne ha aggiunto uno tagliato. Ho saputo della mia riuscita da un articolo di Sansonetti sul Dubbio. Nessun altro sembra essersene accorto, forse per il leggendario rispetto che hanno per la privacy, compresa la mia. Ah no, il Fatto ha dedicato al fatterello alcune sapide righe, nelle quali si dice di passaggio che “l’ex leader di Lotta Continua ha finito di scontare la pena (in parte in carcere in parte in libertà)… nel 2012”. E’ la prima volta che leggo di una pena scontata in libertà. Era la mia giornata fortunata.

 

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