(Foto Pixabay)

Nessuno vuole vedere i nuovi fascisti

Adriano Sofri

Il sovranismo, le ruspe e la guerra contro le Ong. I paragoni col Ventennio non sono assurdi

Operatori e volontari di Medici senza Frontiere sono una gang di untori internazionali. Il procuratore capo di Catania è un magistrato integerrimo, paladino del popolo contro scabbia, tbc, hiv e tutte le epidemie infettive. La titolare della commissione Diritti umani della Camera è una paladina dei diritti umani, infornatrice (con la n, “Un forno gli darei”). Il riparo dell’associazione di Baobab era stato sgomberato 21 volte ma solo alla ventiduesima l’abbiamo saputo, perché ora a guidare le ruspe era Salvini, che ha piazzato una compagna di partito esperta di diritti umani a capo della commissione e ha commentato il provvedimento dell’integerrimo e tenace procuratore di Catania contro gli untori: “Faccio bene io che chiudo i porti”.

 

Il ministro dell’Interno, Salvini, riassumendo per intero su di sé il famoso effetto supplenza che contrassegna da qualche decennio la storia d’Italia ha dichiarato che le pene per i drogati vanno quintuplicate, senza ipocrite distinzione fra dosi modiche e consumi personali e leggerezza e pesantezza. Non ho tempo di completare l’indice ultimo, ma bastino gli scarni cenni ad ammonire i chierici che non vogliano tradire la loro missione perché insistano più coraggiosamente sull’illustrazione dell’improprietà, anzi dell’assurdità, di qualunque paragone fra le cose presenti e l’avvento del fascismo, così che la minoranza di elettori ancora prigioniera di stantii pregiudizi, differenze fra fascismi e antifascismi, uguaglianza degli esseri umani (o, mostruoso a dirsi, una torbida parentela fra umani e altri animali), bellezza del soccorso in mare eccetera, si allinei finalmente alla vasta maggioranza raccolta dietro la bandiera della sovranità e del primato della stirpe.

 

Il fascismo venne sulla scia del conflitto fra squadracce e forze dello stato: il regime novissimo che viene ha ripristinato il monopolio delle forze dello stato. Ruspe pubbliche, non ruspe squadriste. È un ministro democraticamente eletto col 17 per cento e già pervenuto al 40 che dal Viminale dirige le operazioni, non con squadristi di partito o servizi d’ordine militanti ma con le forze dell’ordine, perciò seguite al ventiduesimo sgombero da tutte le luci del varietà. Mi raccomando, intellettuali di rango: niente paragoni con l’avvento del fascismo, niente cosmopolitismi e pietismi, unità d’intenti, prima gli italiani, prima certi italiani che sapete voi, niente ricino, niente manganelli privati, solo statali. E medici con le frontiere, infermieri di filo spinato, marittimi e pescatori all’ordine. Prima le orate.

Di più su questi argomenti: