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Il foglio della moda

Quello che Kojak mi ha insegnato sul paradosso

Chiara Sbarigia

A volte ciò che appare vecchio, polveroso e irrimediabilmente démodé può rivelarsi modernissimo. La lezione è che il passato può riservare ancora molte sorprese, a patto che lo si sappia ascoltare

Fra i pochi ricordi vividi della mia infanzia, che si stagliano come paletti catarifrangenti nel mare di nebbia di quel tempo remoto, ce n'è uno che rappresenta il mio primo incontro col paradosso. Ero a casa di una compagna di classe a vedere un telefilm, quando sentii dire questa battuta del tenente Kojak: “Quello veste talmente vecchio che sta per tornare di moda”. Non ricordo nient'altro di quell'episodio: il bersaglio della battuta, il contesto in cui fu detta, le nostre reazioni, che presumo nulle; eppure, dentro di me, quelle parole si impressero indelebilmente, tanto che sono giunte intatte fino a ora. I bambini, si sa, sono molto attratti dai paradossi, e quel paradosso verbale era particolarmente incisivo anche perché incarnato da un paradosso visivo, cioè veniva pronunciato da un uomo grande e grosso sempre alle prese con crimini e tragedie, ma che amava scherzare con tutti girando con un lecca-lecca in bocca.

Al di là del fascino innegabile di questi cortocircuiti logici, io credo quel giorno di aver ricevuto, seppur inconsapevolmente, una piccola grande lezione di vita che considero particolarmente utile in questo eterno presente che cannibalizza ogni altra dimensione della durata. La lezione è che il passato può riservare ancora molte sorprese, a patto che lo si sappia ascoltare. Certo, ciò che è accaduto è alle nostre spalle, e indietro non si torna, eppure continua a produrre conseguenze, e il suo senso non è fissato una volta per sempre, ma richiede continuamente di essere ripensato, compreso, riletto alla luce delle nuove esperienze. Questa, quando due anni fa sono stata nominata Presidente, è stata una delle linee guida che hanno improntato il mio progetto culturale per Cinecittà, a partire dal ruolo centrale che riveste per me l’Archivio Luce, un patrimonio inestimabile di immagini e filmati che deve essere divulgato, valorizzato, arricchito e messo in dialogo con altri archivi ed altre espressioni artistiche, fedele al principio secondo cui una ricchezza inattiva è una verità inerte.

Troppo spesso si è tentato di ricorrere a soluzioni di comodo, a mostre-anniversario che non serve spiegare e che sembrano promuovere un’idea di cultura come qualcosa che si commemora, più che qualcosa che si fa. Le mostre fotografiche, accompagnate dall’esposizione di abiti di Gattinoni e di gioielli di Bulgari, e il recupero del documentario di Orson Welles su Gina Lollobrigida, entrambi parte di un progetto ideato con la sottosegretaria al Mic, Lucia Borgonzoni e allestito a Palazzo Poli a Roma e a Venezia senza attendere le ricorrenze canoniche, come il centenario della nascita che sarebbe arrivato di lì a poco (il 4 luglio del 2027, ndr), ne sono un esempio, e non solo per la tempistica anomala. Di mezzo c’erano pure le tristi vicende giudiziarie sull’eredità contestata, tanto che alcuni esperti di comunicazione ci consigliarono di attendere tempi migliori per non rischiare di essere fagocitati da quelle dispute economiche; eppure, pensammo che proprio quello fosse il momento e il motivo più giusto per restituirle il posto che le spettava, togliendola dalle riviste scandalistiche che ne avevano appannato l’immagine. Bisognava dare testimonianza del suo eccezionale eclettismo artistico, tra fotografia e scultura, oltre alla recitazione, e soprattutto mettere nella giusta luce la sua modernissima figura di artista, una self made woman che per costruire la sua straordinaria carriera internazionale contò sempre e solo sulle proprie forze.

Perché a volte ciò che appare vecchio, polveroso e irrimediabilmente démodé può rivelarsi modernissimo, se lo si sa trattare, come fece Stanley Kubrick in “2001 Odissea nello spazio”, quando decise di far danzare le navicelle spaziali del terzo millennio al ritmo dei valzer viennesi di Strauss.

Chiara Sbarigia, Presidente CINECITTÀ Spa

 

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