Foto Altagamma

La mostra di Altagamma espone le icone del sistema produttivo italiano

Fabiana Giacomotti

In occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy è stata inaugurata a Roma, a Palazzo Piacentini, la mostra "Lo Specchio dell’Eccellenza Italiana – Viaggio nella manifattura di Altagamma". L'obiettivo è anche quello di tornare a rendere il “saper fare” un percorso di studi

Visto che i meriti vanno sempre riconosciuti e che in questo caso non lo sono stati abbastanza, è importante sottolineare che l’idea primigenia della Giornata del Made in Italy, inaugurata ieri in pompa magna al ministero di via Veneto con la mostra di Altagamma ma che in realtà si protrarrà per tutta la settimana, è di Alfonso Dolce, amministratore delegato di Dolce&Gabbana.

Fu lui, oltre un anno fa, in una riunione dell’esecutivo della fondazione che riunisce le imprese del lusso italiano (centodiciannove con l’ingresso recentissimo di Canali), a proporne l’istituzione. L’idea venne portata al ministro Adolfo Urso e naturalmente fu accolta. E come avrebbe potuto essere altrimenti in un ministero che reca inscritto il “made in” nella propria missione, identificata con il genetliaco di Leonardo da Vinci e annunciata nel corso della consueta serata di Altagamma di giugno a Roma, a palazzo Colonna. Visto che con ogni probabilità nessun paese ama eventificare le proprie idee creative o le proprie necessità commerciali come l’Italia (il verbo è un neologismo nostro, dal ritmo che hanno preso le cose sentiamo che l’Accademia della Crusca lo prenderà in considerazione a breve), dall’idea originale sono scaturiti circa quattrocento eventi in tutta Italia. Da ieri fino a fine settimana che, un po’ per volontà un po’ per mancanza di pianificazione generale, il famoso “fare sistema” che all’Italia manca persino di fronte a una volontà politica univoca e compatta, vanno a sovrapporsi con l’organizzazione del Salone del Mobile di Milano e della Biennale Arte di Venezia, che apre ufficialmente sabato 20 aprile, ma i cui appuntamenti internazionali si svolgono tutti fra il 16 e il 19, punteggiati dalla cena di François Pinault, l’apertura del Padiglione Italia, per questa edizione sostenuta da Diego Della Valle, e il concerto-con-cena di Diane von Fürstenberg.

Dunque, oltre ai molti incontri previsti, per esempio il convegno di Confindustria Moda allo Ied di Roma il 18 aprile per spiegare agli studenti in che cosa consista davvero la filiera, unicum mondiale e gloria nazionale purtroppo di recente entrata un po’ in crisi per il rallentamento degli ordini internazionali, bene ha fatto chi è riuscito ad estendere il proprio evento su più giorni. Vedi appunto la stessa Altagamma che protrarrà fino al 28 aprile la mostra “Lo specchio dell’eccellenza italiana. Viaggio nella manifattura di Altagamma”, allestita nell’atrio del Mimit stesso, cioè in quella meraviglia del razionalismo progettata da Marcello Piacentini e illuminata dalla vetrata policroma di Mario Sironi in gloria della “carta del lavoro”. L’idea di esporre le icone del sistema produttivo italiano, dalla Horsebit di Gucci alla lampada Tolomeo di Artemide alla Vanity Tonka di Poltrona Frau fino alle bottiglie dedicate al Teatro alla Scala da Bellavista, lungo il percorso di chiunque voglia accedere agli uffici del piano superiore, cioè a ministro, sottosegretari e strutture, non è affatto malvagia, benché, certo, dare unità a settori tanto diversi non sia stata una passeggiata, e molto sia stato affidato ai video (per fortuna Ferrari e Lamborghini si sono accontentate di un modellino, altrimenti già ci immaginiamo la fila per provare almeno il sedile del guidatore).

Dice Stefania Lazzaroni, direttore generale della fondazione, che in questo progetto ha anche uno scopo a medio-lungo termine, e cioè tornare a rendere il “saper fare”, cioè l’artigianato di eccellenza, un percorso di studi e un’occupazione interessante per gli studenti: l’alto di gamma rappresenta infatti per l’Italia un’industria da 144 miliardi di euro, con un contributo sul pil pari al 7,4 per cento. Le imprese di questo settore, più uno stile di vita che un’industria, avranno bisogno di oltre 300mila figure professionali (e di molti laureati Stem, anche).

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