La calciatrice Sara Gama in azione (foto LaPresse)

Le Azzurre in Coppa del Mondo per sfatare la metafora della porta-grande utero

Simonetta Sciandivasci

Questa sera l'Italia affronta il Belgio in una partita decisiva. Giocheranno per cancellare le parole ammuffite pronunciate da Massimo Ferrero

Questa sera, la Nazionale italiana di calcio femminile giocherà contro il Belgio per qualificarsi ai Mondiali del prossimo anno. Si disse, quando l’Italia maschile non si qualificò a Russia 2018, che ci sarebbero rimaste le donne. Prima di allora, di Azzurre non si era mai occupato sul serio nessuno, sebbene la loro fosse una squadra di tutto rispetto, con una storia robusta alle spalle e un’allenatrice – Milena Bertolini – che ha portato il Brescia al triplete. Ora è diverso e, anche se non ci piacciono le bamboline-progresso, dobbiamo ammettere che avere un capitano come Sara Gama, a cui la Mattel ha dedicato una Barbie, restituisce il peso specifico del cambiamento avvenuto. Vederle qualificarsi sarebbe bello e importante perché lo meritano, ma pure perché solo una Coppa del Mondo giocata dalle donne potrebbe debellare la metafora psicanalitica della porta-grande utero. “La porta è come una donna: va penetrata, non discussa”, ha detto Massimo Ferrero, scatenando le prevedibili ire di tutti gli abitanti di Vulnerabilishire, che hanno voluto leggerci una legittimazione dello stupro e non sanno (o non ricordano) che Gianni Brera, nella prima pagina de “Il più bel gioco del mondo”, scrisse: “La porta è il sesso della madre, d’una sorella o di una sposa: la difendiamo se è nostra; la insidiamo per profanarla se è degli antagonisti”. Massimo Ferrero non è elegante come Gianni Brera (nessuno lo sarà mai), ma l’universo simbolico è lo stesso. In nessuno dei casi c’è violenza sessista, ma muffa da eliminare sì e anche parecchia. Possono farlo solo un sacco di belle partite vinte dalle donne, quelle che fanno gol per vincere, non per penetrare porte e profanare il bottino del nemico.

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