Appunti per avvicinare il pubblico al calcio femminile

Simonetta Sciandivasci

Su cosa potrebbe puntare l'Italia e cosa non dovrebbe fare l'Inghilterra per portare più spettatori allo stadio quando giocano le donne

Qua nessuno ha la pattumiera al posto del cuore, sia chiaro, però che le ragazze della Juve abbiano perso contro le valentissime bresciane, in un modo tale per cui si sono riaperti i giochi di un campionato che già si dava per nerazzurro e alla fine di una settimana nerissima per la Juventus tutta intera, strappa almeno un breve sorriso. Altrove, grazie al Cielo, è assai frequente che accada il contrario e cioè che dove perdono i maschi, vincono le femmine e questo è un fattore-leva essenziale (il migliore?) per avvicinare il pubblico al calcio femminile.

  

Non la pensano così in Inghilterra, dove la Brexit non ha risolto niente di niente e men che meno l’illusione occidentale che una passione, una ragione, uno scopo possano gemmare negli individui previa articolata operazione di rieducazione culturale. Pochi giorni fa, il Guardian metteva insieme i numeri dell’ultimo anno per il female football (migliori performance, migliori guadagni, maggiore inclusione nell’informazione sportiva, club e squadre in crescita), ottenuti grazie all’impegno della Football Association (FA), e tuttavia lamentava la scarsa presenza di pubblico alle partite delle donne. In sostanza, il calcio femminile, per ora, ha quasi più calciatrici che pubblico (un disequilibrio che, se cronico, allontanerà gli sponsor). Dunque, ora è tutto un cosa fare per convincere gli inglesi ad andare allo stadio a guardare le partite delle femmine. Sue Campbell della FA ha detto che è necessario capire cosa il calcio femminile può offrire di unico e comunicarlo in modo che assistervi appaia eccitante per le famiglie. È mai possibile che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi esperienze per famiglie?

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