
L'arbitro cornuto è unisex
Da quando anche il calcio femminile è arrivato in tv le polemiche sulle direzioni delle partite sono simili a quelle dei colleghi maschi
Lo spiega bene Francesca Serafini nel suo “Di calcio non si parla” (libro, non imperio): guardiamo il calcio tanto perché è imprevedibile e capriccioso, quanto perché si ripete sempre, cantilenante e abitudinario. Chi disonora l’abitudine, è complice (di cosa chi lo sa: per non correre rischi diciamo della Juve).
“Mi stancherò un giorno di parlare di arbitri ma non oggi”, ha detto Fabio Melillo, tecnico della Res Roma, la quale sabato scorso ha perso contro il Sassuolo, quello prima contro il Pink Bari e, in generale, sta facendo un campionato che infrollisce ogni speme, come e più dell’albero di Natale in piazza Venezia. Sostiene Melillo che l’arbitraggio ha offeso le sue ragazze “per l’ennesima volta”. Ma questo è niente in confronto all’infame che, quando segna Sofia Kongouli, attaccante dell’Asm Verona – nonché “stella della Nazionale greca” –, annulla i gol che non sono gol qualsiasi, bensì “reti spettacolari” (i virgolettati sono tratti da cronache rosa-calcistiche reperibili su calciofemminileitaliano.it, dove è stato scritto che la calciatrice in questione è perseguitata dalla “maledizione del gol” – e che sarà? Una rara forma di malocchio ionico aggravato dall’incompetenza di maschi che di mestiere dovrebbero individuare un fuorigioco, ma davanti agli occhi tengono le corna e quindi segnalano a caso, fischiettando come barbieri di Siviglia?).
E così, da quando il calcio femminile è arrivato alla tivù, anche la seconda regolaccia di quello maschile, e cioè che l’arbitro è sempre cornuto e bieco e ingiusto, ha mostrato che la sua ricorsività è unisex. Della prima (vince sempre la Juve), avevamo già detto (e infatti venerdì due a zero per le zebre contro le fiorentine).


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