Beatrice Venezi (Ansa)

Lettere

Il caso Beatrice Venezi: dimmi cosa pensi e ti dirò cosa non puoi fare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Una vecchia pazzotica canzone di un mattoide geniale come Alberto Fortis chiariva già decenni fa come andassero le cose, in fatti della vita e di incontri senza programmazione. Iniziava così: “E tu che una mattina mi hai svegliato / Il nome però non lo dico  / Ti dico solamente che non ero nel mio letto / E neanche nella mia città”. Oggi lo arresterebbero, senza nemmeno stare a sentire il fantastico perculo vittimario delle strofe successive. Ahinoi.
Maurizio Crippa

A proposito. Uno si potrebbe chiedere, in queste ore, cosa disse Fratelli d’Italia, nel 2021, quando fu Beppe Grillo a difendere pubblicamente il figlio, accusato di violenza sessuale. E uno si potrebbe chiedere se all’epoca le parole pronunciate dal partito di Meloni siano state o no simili a quelle pronunciate oggi per commentare le prese di posizione di Ignazio La Russa, rispetto alle accuse al figlio. Ecco cosa disse, il 21 aprile del 2021, in aula, Ylenja Lucaselli, onorevole di FdI: “Fratelli d’Italia chiede che ci sia perché lo reputiamo assolutamente doveroso e necessario una conferenza di capigruppo affinché si possa insieme esprimere la vicinanza di tutto il Parlamento italiano a una giovane donna vittima in questo momento anche e soltanto dell’arroganza e del sessismo verbale di un leader politico”. Chi semina vento raccoglie manette.


 

Al direttore - “Per non assumersi responsabilità, la politica ha delegato ai giudici non i processi ai singoli imputati di terrorismo, di mafia o di corruzione. Ma la stessa lotta al terrorismo, alla mafia, alla corruzione. E perciò i magistrati sono diventati, di fatto, compartecipi della sovranità. Per questo l’associazione che li rappresenta si muove a volte come titolare di una sovranità. E’ una stortura democratica”. Così ieri Luciano Violante sul Corriere della Sera. Perfetto.
Andrea Artini


 

Al direttore - Ho letto che dodici associazioni e comitati “antifascisti” e per la democrazia della città di Nizza hanno chiesto al comune e al teatro dell’Opera della città francese che il concerto diretto da Beatrice Venezi, previsto per il prossimo Capodanno, venga annullato. Possiamo dire che è una follia?
Martina Arrini


Leggo dal comunicato: “Ricordiamo le posizioni politiche e intellettuali di Beatrice Venezi impegnata con Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, come consigliere per la Musica. Molto presente sui media italiani, ha partecipato alla convention del partito di estrema destra Fratelli d’Italia nel maggio 2022 e tiene a dare la massima visibilità possibile all’ideologia che difende, sfruttando per questo la sua fama di direttore d’orchestra”. Dimmi cosa pensi e ti dirò cosa non puoi fare. Se non è estremismo questo, cos’altro?


 

Al direttore -  L’aspetto forse più rilevante delle recenti sentenze della Corte suprema Usa in tema di affirmative action, diritti lgbtq e università (più quella dell’anno scorso sull’aborto) è stato ben evidenziato su queste colonne da Marco Bardazzi: “Il senso generale delle sentenze è il ridimensionamento del governo federale per restituire più autonomia al Congresso e soprattutto ai singoli stati. Secondo i giudici tocca ai legislatori trovare soluzioni che dagli anni Sessanta a oggi sono state impropriamente affidate al potere giudiziario”. Scusate se è poco. L’importanza di ciò che è successo qualche settimana fa negli Stati Uniti sta nel fatto che sono stati loro, loro stessi, i giudici della più alta magistratura esistente nell’ordinamento Usa, a dire che non spetta ai giudici  ma al potere legislativo “trovare soluzioni che dagli anni Sessanta a oggi sono state impropriamente affidate al potere giudiziario”. Fatto questo che se per un verso ci ricorda (a patto però che non diventi un alibi) quanto fragile e delicato sia ogni assetto democratico, al punto che anche la più antica democrazia del mondo non è immune da deragliamenti e problemi, da altra angolazione è la conferma di quanto si diceva poc’anzi sul grado di maturità raggiunto dalla democrazia a stelle e strisce. Sarebbe un bel gesto se anche i nostri giudici riconoscessero una volta per tutte quello che è e resta il fondamento di ogni sana democrazia, ossia la separazione dei poteri. Ribadendo che non spetta ai giudici sanare le storture, reali o presunte, della società né tanto meno moralizzare i costumi e neppure tradurre in sentenze le istanze di cambiamento di una parte, il più delle volte minoritaria, della società. Tutto ciò e molto altro ancora è compito del Parlamento e della politica. Sarebbe un bel gesto, sì. Ma visto l’andazzo c’è di che essere parecchio scettici. Almeno la politica si dimostri all’altezza del compito.
Luca Del Pozzo
 

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