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L'assoluzione del Cav. e la Repubblica fondata sulla gogna

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - C’è un quotidiano che prima prende in giro Calenda perché ha detto che gli elettori talvolta sbagliano, poi pubblica l’editoriale di una politologa affranta perché gli elettori hanno premiato il “governo dei peggiori”.
Michele Magno

Curioso di vedere come quel quotidiano moralista, oggi, cercherà di dimostrare che il governo dei peggiori non è solo quello che governa l’Italia con la politica ma è anche quello che governa l’Italia con la giustizia. E curioso di vedere cosa diranno i giornalisti che per anni hanno campato sul processo farsa costruito contro Berlusconi sul caso Ruby per dimostrare che i magistrati che hanno assolto per la quarta volta Berlusconi sono in fondo berlusconiani anche loro. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere e se non ci fosse da ricordare cosa vuol dire vivere in una Repubblica fondata sul puritanesimo, sulla gogna e sullo sputtanamento spacciato per diritto di cronaca.


Al direttore - Come opportunamente chiarito dal sito di Repubblica, che ha così ritenuto di interpretare le precisazioni immediatamente fornite dal presidente del tribunale di Milano, “un cavillo ha reso obbligatoria l’assoluzione di Silvio Berlusconi”. Un lettore esperto di vicende giudiziarie potrebbe allora pensare, leggendo un simile titolo, che si sia magari trattato dell’omessa notifica di un atto, della mancata osservanza di un termine o di altri eventuali inadempimenti processuali, della cui utilità un normale cittadino potrebbe essere istintivamente portato a dubitare. Ma qui invece il “cavillo”, per non dire più chiaramente il “garbuglio”, prevede addirittura che le persone sospettate di aver commesso un reato abbiano il diritto di conoscere le ragioni dell’accusa e di essere assistite da un avvocato, senza alcun obbligo di rilasciare informazioni davanti agli inquirenti in assenza di qualsiasi garanzia e con conseguente inutillizzabilità delle dichiarazioni indebitamente acquisite. Insomma, i soliti inutili formalismi per avvocati da quattro soldi hanno anche in questo caso condizionato il doveroso accertamento delle gravi responsabilità dell’imputato, non condannato sul piano formale, ma non per questo effettivamente assolto. In una parola, potremo forse dire da oggi, un imputato cavillante.
Francesco Compagna

Una giornata terribile per il partito del voyeurismo.


Al direttore - Su queste pagine qualche giorno fa Luca Cordero di Montezemolo parlava della mancanza di personale qualificato per le aziende private e di come sia necessario cercarlo all’estero. Ci si può chiedere se questo valga anche per il settore pubblico. Risponderei non proprio, che i candidati ci sono ma le pubbliche amministrazioni vanno aiutate a trovarli e attrarli. Nel rapporto 2022, Formez ha analizzato le oltre due milioni di candidature raccolte per i 124 bandi gestiti dalla ripresa dei concorsi pubblici del maggio 2021. Si conferma il divario nord-sud nella provenienza dei candidati, con le regioni settentrionali che partecipano per l’11,6 per cento ai concorsi pubblici che riguardano tutto il territorio nazionale pur avendo quasi la metà della popolazione. Non è certo una novità, ma è la prima volta che si tenta una misurazione di questo fenomeno, con l’obiettivo di comprenderlo in profondità e proporre al decisore politico possibili azioni per gestirlo, cosa che faremo nei prossimi mesi insieme a Svimez. Si assiste al crollo delle candidature per posto disponibile, dai picchi di 200 candidati del 2018, anno in cui ci fu la ripresa dei concorsi pubblici, ai 40 di questi ultimi due anni. Oggi ci sono tante opportunità di lavoro nel pubblico tra cui scegliere, e questa è una buona notizia, e ricordiamo che le generazioni di trentenni millennial pesano numericamente poco più della metà delle generazioni baby boomer che vanno in pensione, notizia meno buona anche perché l’effetto dell’“inverno demografico” è destinato ad aumentare in futuro. Un tema da capire riguarda l’aumento delle rinunce dei vincitori dei concorsi. La spiegazione che ciò accade perché il pubblico offre stipendi più bassi è un alibi: le rinunce avvengono all’interno del perimetro pubblico, dove le differenze retributive sono minime, e i tanti che risultano idonei in più di un bando – il 26 per cento considerando solo i concorsi gestiti da Formez – possono scegliere tra diverse amministrazioni che così entrano in concorrenza tra loro.  Quali sono i criteri con cui si sceglie un impiego pubblico? Sicuramente la stabilità del rapporto di lavoro e la possibilità di scegliere la sede di servizio, specie per i numerosi vincitori over 40 la cui decisione è influenzata dal contesto familiare e dalle problematiche che il trasferimento in una diversa città comporta. Ma ci sono anche, e non sono pochi, coloro che a un posto a tempo indeterminato preferiscono incarichi a tempo, come quelli previsti dai bandi collegati al Pnrr. E infatti sta emergendo l’importanza per i futuri lavoratori pubblici di capire il purpose dell’incarico che andranno a svolgere. Le amministrazioni pubbliche non hanno l’abitudine di raccontarsi e di spiegare il senso, il fine ultimo di ciò di cui si occupano con l’intento di attrarre potenziali candidati, forse perché in passato erano abituate ad averne in eccesso senza fare particolari sforzi. Tutto questo è destinato a cambiare: l’amministrazione che riuscirà a comunicare quale sia il valore per la collettività del posto che viene offerto e il prestigio che ne deriva, ad esempio che ha bisogno di ingegneri per controllare che ponti ed edifici siano costruiti a regola d’arte e per difendere i nostri dati dagli attacchi degli hacker, avrà un indubbio vantaggio competitivo sulle altre. Servirà una nuova capacità di narrare, utilizzando modalità di facile comprensione, strumenti adatti ai nativi digitali, linguaggi più pop e meno burocratici. La U. S. Navy utilizzò per promuoversi il film “Top Gun”, sono sicuro che le nostre pubbliche amministrazioni saranno capaci di escogitare qualcosa di altrettanto efficace ma più a buon mercato. 
Altro tema emergente è quello di attrarre i candidati con la proposta di un percorso professionale che il nuovo assunto potrà svolgere all’interno dell’amministrazione pubblica. Il cui presupposto risiede nel decidere quali siano le competenze core, che bisogna possedere prima dell’assunzione e  che è necessario valutare nel processo di selezione, e quali invece si possano acquisire con una successiva attività di formazione, evitando di dover rinunciare a tecnici bravi a cui mancano però quelle conoscenze di natura giuridica che potrebbero essere insegnate dopo l’entrata in servizio. La formazione può diventare quindi un fattore di attrattività per il pubblico, e finalmente oggi ci sono i fondi per finanziarla, anche grazie al Pnrr. Attività formative che dopo la pandemia è anacronistico immaginare con una prevalenza della tradizionale “aula fisica”. Il futuro della formazione vedrà contenuti “granulari” e combinabili tra loro per permettere al singolo dipendente di personalizzare il proprio percorso formativo, accessibili in momenti diversi della giornata e su piattaforme informatiche e device differenti, continuamente aggiornati e aggiornabili perché, ammettiamolo, non sappiamo che cosa sarà necessario sapere nei prossimi vent’anni, che poi è l’orizzonte temporale a cui fare riferimento nell’assumere i dipendenti pubblici di oggi.

Alberto Bonisoli, ex ministro della Cultura



Errata corrige. Nel pezzo di ieri “Mahatma Tajani” si scrive che Forza Italia, a Roma , non ha eletto consiglieri regionali. Come precisa l’indomabile amante della verità, Maurizio Gasparri, a Roma sono stati eletti i consiglieri Capolei e Sileoni. A loro vanno gli auguri. Con piacere ci lasciamo tirare le orecchie da Gasparri. Un saluto.
Carmelo Caruso

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