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Ah Gio', nun te scorda' che quelli so' giacobbini e noi semo balneari!

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Un piccolo contributo imparziale alla posta del Foglio. Grazie per l’attenzione.

M. le President, M. Macron, je vous prie humblement de ne pas oublier en aucun moment le poids de l’Italie dans la construction européenne et de considérer avec sensibilité la politique étrangère e de la defense du gouvernement Meloni qui est tout à fait pro ukrainienne e anti Putin. Merci.

Giuliano Ferrara

 
Gentile presidente Meloni, atteso che fa ’a capa del governo nee presenti circostanze, je ricordo umilmente che ’a Francia e ’a Ggermania so’ ricche sfonnate, du’ stati nazzionali che ’a fanno da padroni pe’ fforza de cose, e che i franciosi j’hanno dato ggiù co’ ’a Rivoluzzione, quelli so’ giacobbini e noi semo balneari. Tenga conto, grazie. 

Giuliano Ferrara

  

Daje Gio’!


  

Al direttore - Non credo che sia sbagliato chiedere, come potrebbe fare il governo Meloni secondo le cronache, la discussione anche della riforma del Patto di stabilità e degli accordi intergovernativi collegati insieme con le misure che a livello europeo si intendono adottare per gli aiuti di stato e – bisognerebbe aggiungere – con il Mes, una volta ratificato il relativo trattato. Vi sono ovviamente delle condizioni: bisogna almeno avere una proposta di revisione, che per ora non risulta esservi, sulla cui base ricercare le necessarie convergenze con i partner comunitari; è necessario essere consapevoli che una eventuale molto permissiva revisione del Patto – cosa che però non è alle viste – non risolverebbe i problemi perché il giudizio di risparmiatori, investitori, Bce, istituzioni internazionali, intermediari,  esperti, operatori si formerebbe sui dati e sui parametri del debito, del deficit, della crescita e su diversi altri, a prescindere dalle norme del Patto, non potendosi ritenere che sussista una sorta di garanzia europea per chi si attiene a tali norme. Quanto all’ipotesi, espressa dalla premier, della progettazione  di misure per aumentare la partecipazione di cittadini italiani al finanziamento del Tesoro non sembra certamente un’idea sballata o riconducibile senz’altro a un approccio nazionalistico. Tutto sta nelle modalità, nei tempi, nella graduazione. Quando si è posto, per esempio, il problema del consistente afflusso di risparmi nei conti correnti bancari per molteplici cause, autorevoli esponenti hanno sollecitato ripetutamente lo studio, da parte del Tesoro, di modalità per incentivare un impiego delle risorse anche per finanziare il debito a sostegno dell’economia. Anche nei  passati decenni, il tema del collocamento del debito a livello nazionale è stato sempre presente, pure  e costantemente nelle analisi della Banca d’Italia. Non certo una panacea, occorre ben altro; ma non un’inutile progettazione. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia

 

Il suo ragionamento, caro De Mattia, parte da una premessa che purtroppo non mi sento di condividere: la presenza, su un  dossier, di una strategia europea di Meloni. Ho paura che, sul tema da lei sollevato come su altri, in Europa la strategia di  Meloni esista solo quando questa è volta a confermare ciò che ha fatto il governo passato. Quando ci si sposta però su dossier diversi, come può essere il futuro del Patto di stabilità, le posizioni dell’Italia diventano fragili, evanescenti, impalpabili. E il fatto che sui grandi temi europei l’Italia conti poco è dovuto non a un complotto contro il nostro paese ma alla difficoltà estrema di Meloni di avere un’agenda chiara, ambiziosa, reale con cui far valere le proprie idee. E il fatto che di fronte a ogni problema che matura in Europa Meloni scelga la strada del vittimismo, “ce l’hanno con noi”, non è un buon auspicio rispetto al futuro  e rispetto alla possibilità che in  Europa l’Italia passi dall’agenda della chiacchiera a quella dei fatti.


 

Al direttore - In libreria in Francia il racconto autobiografico di Caroline Boidé, “L’amore avrà i tuoi occhi” (Équateurs). Per chi conosce il martirio di Gabriel Matzneff, bollato di pedocriminalità e ridotto a paria nel suo paese, dove per molti decenni ha scritto e pubblicato da Gallimard testi ammirati da critica e pubblico sul suo amore, sui suoi amori con ragazze al di sotto dei sedici anni, il libro di Boidé suonerà curioso. Amò il suo professore di greco e di latino, di trent’anni maggiore, quando era una quattordicenne. Lo considera un “entracte magique”, un intervallo magico, non una dominazione ma una “liberazione”, il passaggio all’essere donna attraverso un amore “reprensibile”, dice lei, e “assoluto”. Matzneff è stato vilipeso e afflitto duramente, fino al ritiro dei suoi libri dagli scaffali e alla pubblicazione clandestina della sua versione (in Italia il solo Liberilibri del compianto Canovari ebbe il coraggio civile di tradurre e pubblicare), e molto altro, per via di un libro intitolato “Le consentement” (il consenso) in cui la sua amante di tanti decenni fa ha lanciato il suo sé di scrittrice e manager editoriale all’insegna della sottocultura del #MeToo. Ecco. 
Giuliano Ferrara

 

Giorni fa, il bravo Francesco Bonami, sempre a proposito della cultura della rimozione, mi ha scritto un messaggio a bruciapelo. “Caro direttore, ma se scoprissimo che la Monna Lisa è stata stuprata da Leonardo che cosa facciamo? La togliamo dal Louvre?”. Ecco.