Crozza, il Pd e l'ippica. Un governo possibile e un'idea impossibile

Al direttore - C’è una innegabile e simpatica perfidia nello scegliere il ministro dell’Agricoltura per reggere il Pd.

Valerio Gironi

Lei pensa maliziosamente e ingiustamente alle braccia rubate. Ma se volesse essere ancora più malizioso, e strapparci un sorriso, dovrebbe pensare ad altro. Pensi solo se Crozza sapesse che il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali del bravissimo Maurizio Martina ha anche una delega all’ippica.

 


 

Al direttore - L’idea di Renzi di una riforma costituzionale era giusta. I contenuti così così. Il metodo perdente. Fare della riforma un referendum pro o contro Renzi ha reso perdenti l’uno e l’altra. Anche perché Renzi non è De Gaulle e l’Italia non ama i gollismi. Che fare ora? Ma è ovvio: ripartire da lì. Non c’è altra strada. Altrimenti che governo si fa? Non ci sono numeri e volontà per coalizioni. Un governicchio travolgerebbe chi lo fa. Un nuovo governo tecnico, non eletto, frutto di alchimie sopra le teste degli italiani in nome di Bruxelles, dopo Monti, Letta etc. consegnerebbe l’Italia a sentimenti ben peggiori dei “populismi”. Serve un governo di salute pubblica con tutti dentro. Assieme a un’Assemblea costituente, però. Questo, è sin troppo chiaro, è l’unico sbocco possibile. Altri non ve ne sono. Si vada alle elezioni di questa assemblea in tempi rapidissimi (tre mesi) con metodo rigidamente proporzionale (Consultellum?) e ciascuna forza dica quale riforma propone o se non ne propone alcuna. Allora sarà tutto più chiaro. In Italia. E anche in Europa. Anche lì l’alternativa è tra un riformismo (versus populismo ma che abbia il popolo dietro, però, come ammoniva già il vecchio Togliatti), e una tecnocrazia antipopolare che stavolta scatenerà un incendio populista o sovranista o come si voglia dire in tutta Europa. Stiano attenti i riformisti a non regalare i popoli ai “populisti”.

Massimo De Angelis

Mi resta un dubbio: ma se in un governo di “salute pubblica” devono esserci tutti dentro, compresi M5s e Lega, perché a quel punto non dire a Lega e M5s, che avrebbero i numeri per governare, fatevelo da soli voi vincitori un bel governo per cambiare il paese?

 


 

Al direttore - Come sempre, sono illuminanti le considerazioni svolte da Sabino Cassese nell’intervista pubblicata sul Foglio del 13 corrente. Avrei, tuttavia, qualche dubbio sull’automatica trasposizione alle norme antiscorrerie e antidelocalizzazione della giustissima critica rivolta alle misure protezioniste (e nazionaliste) di Trump. Le norme del primo tipo sono adottate anche da altri paesi, non solo dall’Italia (golden power et similia) e mirano a proteggere interessi nazionali vitali, così come norme antidelocalizzazione possono avere lo scopo di contrastare la fruizione di aiuti pubblici per insediare un’azienda in Italia per poi, dopo poco, trasferirla altrove. E’, dunque, questione di gradi, di limiti e di confini delle normative della specie, che non possono essere a priori accusate di dirigismo, se non addirittura di autarchia, e assai difficilmente possono essere assimilate, se contrassegnate dalle predette condizioni, ai provvedimenti e alla filosofia trumpiani. Il rischio è quello di generalizzare facendo diventare ogni misura un ostacolo alla libertà dei commerci. Va ricordato che, come il mercato interno, anche il mercato internazionale deve essere regolato, non potendosi dire che possa esistere un mercato, quale che sia, privo di regole.

Angelo De Mattia

 

Il professor Cassese, che dire illuminante è dire poco, credo intendesse qualcosa di diverso. E’ vero che c’è bisogno di regole anche per il commercio internazionale e sovranazionale. Ma proprio perché il commercio va oltre lo stato, occorre che se ne occupino il Wto e l’Ue, non gli stati. Il nazionalismo, se vogliamo, si misura da molte cose. Ma prima di tutto, oggi, anche in Europa, si misura dalla propensione che ha ciascuno stato a fidarsi dei suoi vicini di casa. E quando si parla di interesse nazionale bisogna sempre chiedersi se l’interesse sia reale o se sia solo un modo un po’ furbetto per fare i sovranisti fingendo però di volare alto. Il confine spesso è molto sottile.

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