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Un giorno di pioggia a New York e i meravigliosi sessantenni che sbattono forte le ali

Luca Sanjust

Rimanere innamorati tutta la vita della ragazza dai capelli biondissimi e occhioni azzurri smorfiosetta e pariolina. E, da vecchi, piangere lacrime vere chiudendo “Il Colibrì”

Cara Annalena, noi siamo così, mi verrebbe da dire noi di Roma Nord, ma non lo dico, quelli buoni però, quelli della Roma, col cuore giallo e molto rosso, che si innamorano a 16 anni della ragazza dai capelli biondissimi e occhioni azzurri smorfiosetta e pariolina che ancora adesso a 60 anni sogniamo di incontrare davanti al portone di casa abbarbicata al Ciao o sulle scalinate del Sacro Cuore all’uscita di scuola. E intanto ci siamo sposati, e fatto figli, e lavorato, e avuto più o meno successo nella vita, ma sposandoci un’altra, più cazzuta, più intellettuale, più giusta per noi, ma non lei. E ancora corriamo a vedere “Un giorno di pioggia a New York” come fosse “Io e Annie” immedesimandoci nel protagonista che ormai potrebbe essere nostro figlio, commuovendoci, coi nostri figli accanto che ci guardano increduli, e poi a casa colle lacrime vere che ci scorrono tra le rughe di meravigliosi sessantenni chiudiamo “Il Colibrì”

Luca Sanjust, via email

Caro Luca, “Io e Annie” era molto più bello, ma per fortuna possiamo riguardare tutti i film di Woody Allen. Io lo sto facendo, vado indietro nel tempo. Ma per prepararti agli anni che verranno, e riderne, devi guardare le due stagioni del Metodo Kominsky, su Netflix. E poi sempre sbattere le ali 80 volte al minuto, come il colibrì.

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