La pioggia rende al cinema. Con Woody Allen ancora di più
Da ieri “Un giorno di pioggia a New York” è su Sky on demand e in streaming su Now Tv. Le scuse non valgono più. E per doppio spettacolo c'è anche l'autobiografia pubblicata da La Nave di Teseo
La pioggia rende bene al cinema. Gene Kelly pestava l’acqua nelle pozzanghere come pensavamo non fosse più possibile, compiuti i cinque anni. Erano felici sotto la pioggia Ginger Rogers e Fred Astaire: in “Cappello a cilindro” si rifugiavano nel chioschetto dell’orchestra. Vendeva ombrelli, nel negozio della madre vedova, Catherine Deneuve in “Les parapluies de Cherbourg” di Jacques Demy (poi incontra il meccanico Nino Castelnuovo, che parte per la guerra d’Algeria mentre lei sposa un rappresentante di gioielli).
“Un giorno di pioggia a New York” è l’ultimo film di Woody Allen. Da che l’abbiamo visto vogliamo solo ombrelli trasparenti a cupola, perfetti per inquadrare attrici e attori. Anche gli ingrati come Timothée Chalamet che in pieno #metoo – urgeva la campagna Oscar per “Piccole donne” di Greta Gerwig – disse che mai avrebbe più lavorato con il regista (colpevole per sentito dire, i giudici non hanno trovato materia per procedere).
E’ l’ultimo uscito – non negli Stati Uniti: servirebbe un risarcimento, una volta scoperto che il Grande Accusatore non era affidabile. Il prossimo forse neanche ci sarà, a giudicare dall’intervista uscita qualche giorno fa sul Guardian – solo a scriverlo piange il cuore. Woody Allen era abituato a girare un film all’anno. Finiva il copione, sceglieva gli attori e andava sul set. Un giro promozionale o festivaliero e ricominciava con la scrittura. A 84 anni, non tutto potrebbe filare così liscio.
Da ieri “Un giorno di pioggia a New York” è su Sky on demand e in streaming su Now Tv. Le scuse non valgono più. Woody Allen ha avuto i suoi alti e bassi – per capirci, “To Rome With Love” era tremendo, il magnifico “Match Point” arrivava dopo un periodo non felicissimo. Qui tutto funziona meravigliosamente: i giovani attori, le battute sul cinema, lo sfottò agli intellettuali: “Gente fuori mercato che parla di libri fuori catalogo”.
La provinciale Elle Fanning arriva a New York per intervistare un regista tormentato e subito spiega: “Non siamo repubblicani, è un caso che siamo ricchi”. Il fidanzato spocchioso cerca di sgrezzarla con alberghi e ristoranti di lusso. Sul punto di farsi molestare da un attore che le piace, già immagina quando lo racconterà ai nipotini. Non è l’unica scena che allude. L’altra non si può raccontare per non guastare la sorpresa – ma è geniale, fidatevi.
Per doppio spettacolo, c’è da divertirsi con “A proposito di niente”, autobiografia pubblicata da La Nave di Teseo (c’è anche il libro di carta, ora, se proprio non potete farne a meno). Woody Allen racconta tutto. Per esempio, che Mia Farrow obbligò Ronan a un’operazione per l’allungamento delle gambe – eppure il giovanotto cova un odio eterno per Woody Allen. Più dei pettegolezzi, è interessante il successo senza gavetta: a 17 anni il giovane battutista guadagnava più dei genitori.
“Glicked” o “Wickiator”