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Antiquari senza muffa

Paola Bulbarelli

Amart, la mostra milanese, si rilancia e si mette in mostra con qualche vip (Cairo e non solo)

Una testa di fauno, scultura del I sec. a.C. Una coppia di piccoli mobili laccati veneziani della metà del XVIII secolo. Un ritratto virile, francese del 1589. Ma anche un anello con diamanti di David Webb del 1970. Un concetto spaziale di Lucio Fontana del 1966. E poi una straordinaria Natura morta attribuita a Panfilo Nuvolone (1581-1651). Un paesaggio con architetture di Gio Ponti (1930). Un mappamondo tascabile di Nathaniel Hill del 1754. Da una parte pezzi vari che saranno esposti ad Amart dall’8 al 12 maggio al Museo della Permanente. Dall’altra Urbano Cairo con sua figlia Cristina. Le principesse Claudia e Melusine Ruspoli. I fratelli Francesco e Filippo Mondadori con Ludovica Bonini. Anna Cataldi con la figlia Guya Falck. Oliva Salviati e Polimnia Attolico Trivulzio, madre e figlia. Carla Milesi di Gresy con la giovanissima nipote Ludovica. Fabrizia Caracciolo. Anna Gastel con il figlio Guido Taroni. Domenico Piva con il figlio Giuseppe e il nipote Leonardo.

 

Potrà sembrare impossibile ma oggetti e persone sono tutti uniti da un’unica parola, antiquariato. Non c’è odor di muffa o di stantio, anzi. Si respira aria fresca anche tra restauri, tarli e opere che rischiano di sparire. Come il dipinto di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone di proprietà del Museo Poldi Pezzoli, acquistato da Giuseppe Bertini nel 1894 per 150 lire, erede artistico di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che verrà restaurato in occasione di Amart grazie alla sensibilità degli antiquari milanesi che consentiranno di salvare e mettere in sicurezza un’opera particolare. Un’atmosfera frizzante anche grazie ai tanti ragazzi immortalati, per il nuovo progetto di comunicazione (curato da Paolo Landi), con i rispettivi parenti (e usando preziosi pezzi antichi) nelle foto firmate da Maki Galimberti e scattate al Superstudio 13. A conferma che l’antiquariato non è morto ma sta vivendo una nuova vita attraverso le ultime generazioni capaci di passarsi di mano in mano la passione coltivata, respirata e fatta propria nelle varie famiglie di appartenenza. Una prova sopra tutte è Giulia Maria Crespi, presidente del Fai (partner di Amart), che con grande fedeltà ha mantenuto intatta e integra la collezione ereditata dai genitori, una collezione tipica della metà del Novecento: fondi oro molto importanti, dipinti di Paolo Veneziano e i nuclei del Rinascimento, i leonardeschi fino alla metà del Cinquecento. Nulla di barocco perché non piaceva al padre Aldo per poi passare direttamente al secolo amatissimo del Settecento con pezzi di Pietro Longhi, Zuccarelli, Guardi e i due capolavori assoluti di Canaletto i più grandi del mondo, più di quelli della regina d’Inghilterra con una storia tutta milanese da lasciare a bocca aperta. Certo, oggi sono altri tempi e i giovani devono saper far dialogare il contemporaneo con l’antico, la pulizia del design con le volute contorte di certi periodi andati. Ma non c’è dubbio che si stia vivendo una nuova seduzione ispirata dall’antiquariato, un ritorno in grande stile verso una storia ricca di alto artigianato che sarebbe un peccato mortale abbandonare a se stessa.

 

L’attesa esposizione di antiquariato milanese vedrà in mostra una nutrita serie di opere di grande rilevanza artistica con antiquari di prim’ordine, 66 mercanti, molti di livello internazionale. “Abbiamo una lunga lista d’attesa di chi vorrebbe partecipare a questa mostra”, spiega Domenico Piva, presidente dell’Associazione Antiquari Milanesi. Ma tant’è, lo spazio è ridotto così come ridotti sono gli stand. Un peccato, dato che Amart, giunta alla seconda edizione, s’è conquistata in breve tempo un notevole credito nel mondo del mercato dell’arte e un positivo riscontro di visitatori. Si spera in spazi più consoni andando avanti e se si mantiene la tinta. “La figura dell’antiquario è oggi difficile da interpretare, una volta poteva costruire il gusto così come le collezioni che spesso confluivano nei musei e nelle collezioni private ed era un suggeritore, ora interpreta le tendenze contemporanee che hanno il merito continuare la ricerca con un alto livello di professionalità”, spiega Anna Zanni, direttore del Museo Poldi Pezzoli, altro partner di Amart insieme agli Amici del Museo Bagatti Valsecchi, Confcommercio e diversi altri. “Bisogna costruire un percorso per formare i nuovi collezionisti, quelli consolidati ci sono già – continua Zanni – Chi sono i collezionisti del futuro? Milano è città d’arte sempre più internazionale. E a Milano viene sempre chiesto di lavorare tanto, bene e con qualità”. Tre richieste che vengono regolarmente assolte? Senza dubbio Milano è trainante per l’intero paese anche in fatto di antiquariato, perché è città di collezionisti e grandi collezioni con un ruolo primario nel settore. I giovani antiquari si sono dati una mossa con i giovani del Poldi Pezzoli e stanno organizzando una festa il 21 marzo a Palazzo Bovara per sottolineare l’importanza del fare squadra, per costruire il piacere del collezionismo. Collezionisti privati e antiquari alimentano e arricchiscono il patrimonio e fanno sì che i musei siano considerati luoghi vivi, dove tornare più volte. E ciò che distingue Milano è la capacità dei suoi musei di lavorare insieme con tante iniziative. “E’ la rinascita dell’antiquariato, dell’amore nei confronti delle nostre radici”, parola di Giorgio Baratti, antiquario di lungo corso.

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