Silvia Sardone (foto LaPresse)

Attenti a destra. Dalla guerra delle donne al partito unico

Redazione

Manovre di avvicinamento alla Lega degli scontenti di Forza Italia. Chi c’è e chi non c’è oggi

E’ iniziata la corsa per saltare sul Carroccio di Matteo Salvini. Anche se lui, il Capitano, non ha nessuna voglia di far salire a bordo le truppe riottose e litigiose del Cavaliere (litigiose tra loro, e pure con certe recenti scelte del Sovrano di Arcore). O almeno, guardandola su scala nazionale e in prospettiva, Salvini nel caso le farà salire a bordo: ma alle sue condizioni. Però, dalle parti del Pirellone, complice il sorpasso della Lega che nella recente consultazione elettorale ha ottenuto il doppio dei consiglieri regionali, è partita di fatto la lunga marcia verso il partito unico del centrodestra. E complice anche la piccola congiura à la Lady Macbeth della Madonnina che ha sottratto la poltrona di assessore nella giunta di Attilio Fontana a Silvia Sardone – giovane pasionaria della stagione più recente di Forza Italia a Milano, reginetta delle preferenze in Regione nonché consorte di Roberto Di Stefano, il sindaco forzista che un anno fa ha strappato alla sinistra Sesto San Giovanni, la Stalingrado dell’Italia che fu. A suonare il “rompete le righe” con vista nazionale è stato Giovanni Toti – già coordinatore politico di Berlusconi, oggi capomastro del cantiere del partito unico – con una serie di interviste sul Corrierone di Urbano Cairo per spianare la strada al nuovo corso. E’ stato proprio lui a correre in soccorso della Sardone e a dire che “in Forza Italia il merito non conta più”. E pensare che fino a quindici giorni fa la carriera politica di Silvia Sardone era sembrata una galoppata nella prateria forzista, favorita giusto dal merito. Carriera folgorante. Giovane promessa del territorio, introdotta nel salotto buono di Arcore, presidente dell’Afol ai tempi di Guido Podestà, ultimo timoniere della Provincia, poi un premio di consolazione in Serravalle. Grazie alla intercessione di Mariastella Gelmini, la corsa a palazzo Marino per un seggio in Consiglio comunale si è presto diventata una marcia trionfale verso la grande platea della politica di serie A. E infine un posto come consigliere regionale, conquistato a suon di preferenze (oltre undicimila). Ma Sardone voleva entrare nella squadra di Fontana, solo che le sabbie mobili del Cencelli interno a una Forza Italia in preda alle convulsioni e alle guerricciole interne la hanno affossata. Trasformandola però, idealmente, anche nel casus belli di una guerra tutta politica e lombarda nel partito di Berlusconi. Ora è proprio Sardone infatti a guidare la fronda lombarda in soccorso del vincitore, Matteo Salvini.

 

L’incontro tra i sostenitori del partito unico è fissato in un hotel del centro di Milano proprio oggi. Saranno molti i partecipanti? Difficile dirlo, spiega un militante di lungo corso. Certo i curiosi non mancheranno. Non ci sarà Toti, ma sono in molti a credere che uno dei suoi luogotenenti – si fa il nome della coordinatrice ligure di Forza Italia, nonché consigliere regionale della lista del presidente, Lilli Lauro – sarà presente. Poi i coniugi Sardone, Elena Donazzan, assessore all’Istruzione della giunta veneta di Luca Zaia; Adriano Palozzi, consigliere regionale del Lazio. Il Carroccio corre, ma non sanno in pochi a tentare l’abbordaggio.

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