Melania e Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti (foto LaPresse)

Vestirsi da Trump. Un occhio milanese per Melania e marito

Paola Bulbarelli

Analogie tra first lady, impegnate a spiegare al mondo chi sono, attraverso i loro abiti

Non c’è dubbio che Melania Trump sia la first lady più chic dopo Jackie Onassis e la più bella di tutte. Quel completo azzurro polvere firmato Ralph Lauren, che tanto ricordava la stessa tonalità indossata da Mrs Kennedy, l’ha consacrata. E se pure i raffinati guanti lunghi in pelle erano azzurri, anche quelli di Michelle Obama, per il giorno dell’insediamento del marito, si tingevano del monocolore scelto, il lime, altro colore pastello, per completare il total look. Insomma, una serie di analogie tra le first lady, impegnate a spiegare al mondo chi sono, e chi erano, attraverso i loro abiti. “Conta eccome, perché Melania ha un fisico esuberante, un grande seno e se si vestisse in modo più sguaiato, più ardito potrebbe apparire come una showgirl”. Così è Melania, vista con l’occhio di Milano, cioè il colpo d’occhio di Luisa Beccaria, stilista, appartenente a una colta famiglia dell’alta borghesia illuminata milanese, avvezza a confezionare abiti per l’establishment americano e per attrici del calibro di Sarah Jessica Parker, Angelina Jolie o Nicole Kidman. “Melania la conosco da anni, anche prima che sposasse Donald, e lei ha sempre amato un modo di vestire molto semplice, abiti dritti, giacche di tweed con i jeans e maglie a collo alto.

Come vesti dice in automatico il tuo modo di essere. E lei è una bellissima donna, molto discreta che sa stare in secondo piano e che lascerà più a Ivanka recitare il ruolo di first lady. E se il modo di vestire conta per lei, figurarsi per lui. Donald Trump indossa da tanto tempo abiti di Brioni, un’eccellenza dell’abbigliamento da uomo (quartier generale in via Gesù, la strada per eccellenza della moda uomo di Milano) amato da James Bond e, senti senti, anche da Barack Obama. L’ex presidente optava principalmente per Canali (altro brand milanese-mondiale) vestiva le loro giacche fin da quando era senatore e sempre da Canali si fece confezionare l’abito blu per il suo insediamento. Ma certo non disdegnava i completi Bespoke Brioni, 22 ore di lavorazione e l’applicazione di oltre 6.000 punti cuciti a mano dai maestri sarti di Brioni nella grande sartoria di Penne, nel martoriato Abruzzo. Brioni ci tiene a precisare che vari presidenti e capi di stato sono veri e propri clienti (paganti), che autonomamente si recano nei loro negozi dove vengono prese le personali misure spedite al volo a Penne per essere elaborati in abiti che più made in Italy di così non si puo’.

A Brioni, il neopresidente Trump è legato fin dal programma “The Apprentice” e nel suo libro “Pensa come un miliardario” del 2004 offre consigli chiari: “Migliora i tuoi gusti per non stagnare nel mediocre”. In effetti, vestirsi italiano può far fare salti di qualità non da poco. Ma dopo i suoi editti sul lavoro americano, che deve sempre più tornare nel grande paese, pare proprio che The Donald stia tornando sui suoi passi e prendendo accordi con un brand americano per eccellenza, anzi kennediano: Brooks Brothers. 

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