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Un convegno del centro Transcrime (Cattolica) sulle mafie. Servono le metodologie

Mariarosaria Marchesano

Milano ospita una grande conferenza sulle dinamiche delle infiltrazioni criminali nell’economia organizzata da Transcrime (Università Cattolica). Al centro la ricerca di soluzioni concrete per sconfiggere un fenomeno che inquina il libero mercato

Il caso del comune di Bari che rischia di essere sciolto per infiltrazioni mafiose, con tutta la scia di polemiche tra governo e amministrazioni locali che ne sta scaturendo, riporta la questione criminalità su un terreno di scontro politico-ideologico. Di contenuti non si parla, mentre tutto evapora nell’ennesima bagarre tra Palazzo Chigi e opposizioni. Il caso vuole, però, che proprio oggi Milano ospiti una grande conferenza sulle dinamiche delle infiltrazioni criminali nell’economia a cui partecipano il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, i prefetti di mezza Italia, i vertici della procura milanese, in primis il procuratore aggiunto Alessandra Dolci, il procuratore distrettuale di Palermo, Maurizio de Lucia, e i rappresentanti di istituzioni (Bankitalia) e imprese.

Ma non è un G7 sulla criminalità, è un convegno di studi organizzato da Transcrime, il centro di ricerche dell’Università Cattolica, che grazie al fatto di utilizzare quasi esclusivamente finanziamenti europei si è costruito una reputazione di indipendenza oltre che di autorevolezza per le sue competenze tecnologiche che spesso mette al servizio degli inquirenti.  Insomma, si parlerà di soluzioni concrete per sconfiggere “un fenomeno che inquina il libero mercato degli approvvigionamenti e dei prezzi, ricicla i capitali e corrompe il mondo dei professionisti e degli intermediari”, dice al Foglio Ernesto Ugo Savona, giurista della Cattolica e presidente di Transcrime, che ha promosso quest’iniziativa con l’Anfaci, l’associazione nazionale funzionari amministrazione civile dell’Interno.

“In Italia l’azione penale contro le organizzazioni criminali ha portato a scarsi effetti – dice Savona –  dopo decenni di contrasto anche rigoroso, le organizzazioni criminali sono più che mai vive e i mafiosi sono in larga misura resilienti al 416 bis e al 41 bis. Dopo il carcere ritornano a delinquere come prima. Stesso ambiente, stesso know-how e migliore reputazione acquisita in carcere. Penso che la sanzione penale sia efficace solo se combinata con la capacità di individuare e sottrarre alle organizzazioni criminali ricchezze e patrimoni, evitando che diventino la linfa per continuare a sostenere le loro attività illecite nonché la leva per entrare nelle pubbliche amministrazioni locali e coinvolgere nella rete criminale le altre imprese pulite”. Il contributo di Transcrime è quello di ricercatori che analizzano i dati e suggeriscono correzioni di rotta.

“La nostra ricerca studia i rischi connessi alle infiltrazioni fornendo a istituzioni, banche e imprese strumenti per rilevare tempestivamente aziende ad alto rischio di infiltrazione criminale prima che questi rischi si verifichino. Questo è quello che intendiamo con una prevenzione efficace e una collaborazione tra tutte le parti coinvolte”. Uno strumento che si sta rivelando molto efficace è l’impiego dei big data per dare la caccia ad attività sospette. Una ricerca condotta da Transcrime per Polis Lombardia, con il sostegno della prefettura di Milano, ha esaminato oltre un milione di aziende lombarde, applicando trenta indicatori di rischio specifici. Tali indicatori sono stati in grado di riconoscere correttamente tra il 90 e il 95 per cento delle imprese interdette, tramite tecniche sofisticate di classificazione basate su “machine learning”. Insomma sono lontani i tempi in cui il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, dichiarò che la mafia a Milano non esisteva scatenando una polemica che durò per mesi.

Era il 2010 e la sede in cui Lombardi si era espresso così era un’audizione della commissione Antimafia, che indagava proprio sulla crescita del fenomeno nella regione. Poi si disse che le sue parole erano state fraintese, ma, intanto, di quell’episodio è rimasto il sospetto che il tema criminalità sia un po’ un tabù nel dibattito pubblico quando si parla di Milano e della Lombardia, cioè dell’area economicamente più avanzata dell’Italia, anche se al contrario la magistratura meneghina, tra procura e Dda, sia tra le più preparate e attive nella persecuzione dei reati economici. “Penso che la presenza della criminalità al nord sia ancora più pericolosa che nel sud Italia – osserva ancora il direttore di Transcrime – perché qui trova maggiore ricchezza e un tessuto connettivo più specialistico, fatto di imprese evolute e di tecnologie avanzate. Su questo fronte, la magistratura milanese è particolarmente impegnata e mi auguro che siamo vicini a un momento di importante svolta”. Da un altro degli studi che saranno presentati oggi, risulta che l’attività più presente tra le provincie di Milano, Brescia e dell’Emilia-Romagna è quella del riciclaggio di denaro.
 

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