Gran Milano

Il campo si fa pesante: ultimi palleggi d'attesa attorno al Meazza

Maurizio Crippa

Il 14 marzo il Tar deciderà se il vincolo sul secondo anello dello stadio di San Siro sarà tolto o meno. Da questo si capirà quanta parte dello stadio potrà effettivamente essere modificata secondo i progetti di ristrutturazione

La verità è che al momento tutti pendono dal fischietto che pende dalle labbra dell’arbitro, o per meglio dire del giudice, il resto rimane confinato alle ipotesi, alle tattiche per tenersi aperte  tutte le vie di passaggio, come dicono i telecronisti. L’arbitro, cioè il Tar, fischierà il 14 marzo, e solo allora si saprà se il vincolo sul secondo anello del Meazza sarà tolto o meno. Da questo di capirà quanta parte dello stadio potrà effettivamente essere modificata. Ad esempio: Milan e Inter sperano ancora che sia una parte importante, mentre il comune, attraverso WeBuild, la società che dovrebbe fare i lavori, spera forse in una soluzione più soft. In ogni caso, l’ultimo aggiornamento stile “Tutto il calcio minuto per minuto” è questo. Dopo l’incontro (venduto per risolutivo ma non lo era) tra Beppe Sala, Alessandro Antonello e Paolo Scaroni, il presidente dell’Inter Steven Zhang ha avuto un contatto diretto (da Nanchino) col sindaco. E ha confermato che il club nerazzurro è possibilità sulla scelta di restare al Meazza. A patto che ci siano le condizioni tecniche, che si addivenga a un passaggio di proprietà, e che ci si metta d’accordo su una parte edificabile di quel grande deserto vuoto che è ora l’area intorno allo stadio. Niente ok a scatola chiusa.
 

A ruota anche Paolo Scaroni si è fatto vivo, per lettera, con il Comune. Il Milan è più avanti nel suo progetto a San Donato, ma non si sa mai. “Non abbiamo rinunciato allo stadio a San Siro, il piano di San Donato non ci vincola”, ha detto (il sindaco di San Donato, Francesco Squeri, ha fatto buon viso: loro sono pronti e interessati, nonostante i bastoni tra le ruote di tanti, dai monaci di Chiaravalle all’onnipotente Parco agricolo sud, ma se le cose andranno diversamente niente rancori). Ma attenzione, la lettera del Milan non è esattamente un passaggio a Canossa, come è stato detto. La società dice di essere ancora interessato “al progetto del 2019”, cioè la costruzione di un nuovo impianto previo abbattimento (o raddoppio) del Meazza. Non dunque a rimanere a San Siro a qualsiasi costo e con qualsiasi risultato finale. Ma ovviamente un po’ di stupore c’è. Il fatto è che anche l’operazione San Donato è dannatamente complicata e costosa. E i conti, per Inter e Milan, si faranno sul rapporto costi-benefici delle diverse ipotesi. E intanto tutti ad aspettare il fischio del Tar. Che potrebbe rovinare tanti progetti. Anche troppi, per un comune in sofferenza e per due squadre che non sono certo ricche come certi club rivali d’Europa

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"