Gran Milano

Spunta un progetto per restaurare il Meazza. E piace pure alla Sovrintendenza

Giovanni Seu

Emanuela Carpani ha definito "una meraviglia" il piano che mira a ristrutturare lo stadio durante la presentazione della riqualificazione elaborata dallo studio Arco Associati. A promuovere l'iniziativa non è la giunta, né la maggioranza, ma il capogruppo forzista Alessandro De Chirico. I club però restano cauti

Non è usuale che la Soprintendenza arrivi a definire “una meraviglia” un progetto che mira a restaurare il Meazza, dopo avere posto lo scorso agosto un (discutibile) vincolo culturale sul secondo anello annullando ogni ipotesi di demolizione, come auspicavano Milan e Inter. Eppure Emanuela Carpani ha usato proprio questa espressione dopo la presentazione di un progetto di riqualificazione elaborata dallo studio Arco Associati. Non è l’unica stranezza di questo romanzo d’appendice che dura da cinque anni: a promuovere la nuova iniziativa non è la giunta o la maggioranza ma un consigliere d’opposizione, il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico che, giusto per rendere più paradossale la situazione, è sempre stato l’unico nel centrodestra a schierarsi convinto con le due società per un nuovo stadio e l’abbattimento di quello vecchio: “La situazione è cambiata – spiega al Foglio l’esponente forzista – l’anno prossimo arriverà il vincolo sui 70 anni che ci obbliga a pensare a un alternativa per un bene che Milano non può lasciare abbandonato”. Non si tratta solo di un restyling ma di rimettere in piedi, almeno in parte, il piano delle due società milanesi che avrebbe ridisegnato l’area che va da piazzale Axum al piazzale dello Sport: “Eliminando i tornelli – continua De Chirico – creiamo uno spazio per negozi e servizi e per la costruzione di due torri che potrebbero essere utilizzate come headquarter dalle due società, obiettivo è rivitalizzare la zona rendendola attrattiva. Anche per gli spettatori l’esperienza della partita non sarà tradizionale, lo stadio avrà una copertura con il 5G, si potranno avere contenuti extra sul cellulare”. 
 

Secondo lo studio Arco Associati la capienza del nuovo stadio sarà di poco ritoccata, ci saranno 75 mila posti e la sagoma resterà quasi inalterata in quanto l’ipotesi di completare il terzo anello è stata scartata per motivi estetici – eliminerebbe la veduta sulla città  – e farebbe lievitare i costi. Nonostante il percorso non sia facile l’architetto Giulio Fenyves, che sta coordinando i lavori, è ottimista: “Anche se si tratta di un preliminare è importante l’approvazione arrivata dalla Soprintendenza alla quale si aggiunge quella dei Vigili del Fuoco. Abbiamo ottimi professionisti come l’ingegner Calzolari che segue il terzo anello e l’ingegner Brugola che si occupa del sistema acustico: abbiamo studiato apposite tende acustiche per neutralizzare il picco dei decibel durante le partite e i concerti”. Tema delicato, sul quale hanno molto insistito la due società per bloccare sinora le ipotesi di restauro, è lo sviluppo dei lavori che ridurrebbe capienza e agibilità: “Sarà evitato grazie a un sistema di container mobili con cui sanno realizzate piccole demolizioni. Per quanto riguarda l’area vip sarà di 7 mila posti, secondo le indicazioni dei vigili del fuoco, ma non escludo un ampliamento così come potranno essere modificati alcuni aspetti del progetto su richiesta del committente”. Rispetto al progetto Aceti-Magistretti le differenze si incentrano sul terzo anello che rimarrebbe destinato agli spettatori mentre il duo voleva trasformarlo in una galleria panoramica ridicendo la capienza a circa 60 mila posti.
 

Sul piano politico c’è da registrare il consenso dell’amministrazione (l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi era presente all’incontro di martedì con la Soprintendenza) che vede un’insperata ciambella di salvataggio per salvare lo stadio. Spirito opposto anima le due amministrazioni dell’hinterland che sono state scelte dai due club dopo la sostanziale bocciatura del loro piano per San Siro su cui erano disposti a investire 1 miliardo 200 milioni. La situazione al momento vede l’Inter puntare su un’area dei Cabassi a Rozzano, entro aprile la società deve confermare l’opzione. Molto più avanti il Milan il cui cda ha dato ieri il via libera per l’acquisizione delle aree di San Donato: stamattina ci sarà la risposta del sindaco Francesco Squeri che illustrerà la posizione del comune, sicuramente positiva, sulla variante che consentirà la costruzione dell’impianto. Non sarà facile spingere la società rossonera a ritornare al Meazza, un argomento potrebbe essere la spesa: l’operazione San Donato è valutata circa un miliardo mentre il progetto di Fenyves è di 300 milioni da dividere con l’Inter.

Di più su questi argomenti: