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Gran Milano

 Due popoli e un partito. E' rissa nel Pd milanese su Israele e palestinesi

Fabio Massa

La manifestazione nel Giorno (sbagliato) della Memoria e il convegno filo Hamas. Parlano le due anime (in pena) 

La manifestazione filo palestinese nel Giorno della Memoria. E poi il convegno, programmato nel circolo Pd Aldo Aniasi del Municipio 1 ( centro città), dal titolo “Colonialismo & Apartheid in Palestina, una lunga storia di occupazione illegale e Resistenza” e “rimandato” in extremis, ma senza che sia fissata una data. Ce ne è abbastanza per far esplodere il caso di un Partito democratico che sotto la Madonnina è letteralmente spaccato in due (ma dov’è la novità?) Anche quando guarda all’estero. Al punto che i Giovani democratici di Milano, il cui leader storico è Paolo Romano, attuale consigliere regionale, decidono che no, quel convegno programmato per il 15 febbraio non si farà in un circolo Pd; e che no, Alae Al Said, una scrittrice invitata a parlare insieme a Moni Ovadia, Ibrahim Youssef e altri non interverrà. Del resto Al Said aveva inneggiato, il 7 ottobre, agli attacchi di Hamas come al “capitolo più bello di tutti: quello della rinascita palestinese, di Gaza che rompe le mura della prigione, dell’oppresso che si ribella e dell’oppressore che scopre cos’è la paura”. A moderare (moderare?) sarebbe stato Sandro Corti, che venne bersagliato dalla Zanzara per aver dato di nazisti agli israeliani, salvo poi chiedere scusa. Casus belli, quello del convegno. Che ha portato anche a un chiarimento pubblico da parte dei Gd, che tuttavia – sia consentita la critica – chiarisce poco perché sottovaluta il fatto che quel convegno non è “un errore” ma esattamente quello che pensa una parte (non piccola) del Pd.

Paolo Romano, storico leader dei Gd, spiega al Foglio: “Non abbiamo confermato il convegno perché la scrittrice Al Said ha inneggiato ad Hamas, e questa è una linea di demarcazione che non si può varcare. Non si può pensare che la strage e gli stupri siano la liberazione del popolo gazawi. Bisogna essere fermi su questo, tanto quanto vanno processati i crimini di guerra di Israele. Detto questo, è un evento organizzato da un circolo dei Gd, noi non ne sapevamo niente”. Però sulla Palestina voi siete molto critici. “E’ evidente che quello che sta accadendo a Gaza è inaccettabile e ha valicato qualunque confine. Privare una intera comunità di tutto, acqua, sanità, internet. Obbligare le persone a spostarsi, bombardare radendo al suolo, causare una strage di civili tale da trentuplicare il 7 ottobre dimostra che la risposta di Israele sia andata oltre qualunque soglia accettabile. Questo non toglie che Hamas sia un gruppo terrorista, e che quello che è successo il 7 ottobre sia una delle pagine più oscure dopo l’Olocausto e che Hamas sia corresponsabile di quello che sta accadendo, avendo messo i tunnel sotto gli ospedali”.

Lorenzo Pacini è assessore nel Municipio 1, dove si trova il circolo Aniasi, ed è su posizioni filo-palestinesi, tanto da aver sfilato nel Giorno della Memoria. Anche lui finisce sotto attacco. “Parliamoci chiaro, non c’è niente di antiebraico in quella sfilata. Io ho difeso la Brigata ebraica dagli sputi, durante tutti i 25 Aprile. Non ho niente contro. E sono contento che in quel convegno non ci sia più quella scrittrice, perché è evidente che se ci difendiamo dall’accusa inaccettabile di antisemitismo, antiebraismo e favoreggiamento ai terroristi la linea deve essere chiara. Però è inaccettabile l’accusa di antiebraismo per chi come me difende il popolo palestinese. Perché nessuno parla dei ministri israeliani che invocano le bombe atomiche su Gaza? Io ho trovato davvero un po’ aggressivo il fatto che Daniele Nahum (consigliere comunale Pd, ex responsabile culturale della Comunità ebraica) parli di oltraggio ai 6 milioni di morti da parte di chi ha partecipato a una manifestazione per la pace. Proprio perché Israele e l’antisemitismo non c’entrano niente”. Difficile non metterle in correlazione, però. L’ha fatto pure Liliana Segre. “I cortei si spostano solo per problemi di ordine pubblico. Proprio perché l’antisemitismo non c’entra niente, perché avremmo dovuto rimandarlo? Se fosse stato convocato solo per quel giorno là potrei pure capirlo, ma è da ottobre che li facciamo ogni weekend”.

Daniele Nahum, al Foglio, non si arrende alle giustificazioni avverse di Pacini e Romano: “In un partito di governo come il Pd, a tutti i livelli, non si può ammettere un convegno come quello, dove ci sarebbe stata una scrittrice ha esultato per il pogrom del 7 ottobre. Dove c’era un altro relatore che ha pubblicato su Youtube un video nel quale diceva che Hamas non è terrorismo, dove c’era Moni Ovadia… E’ come se altri avessero organizzato una manifestazione pro-coloni… Inaccettabile”. Nahum marcia contro le posizioni dei Gd: “Sono stupito: non colgono alcuna complessità. E vero che da un lato c’è il problema dell’occupazione della Cisgiordania, ma dall’altra c’è il tema dello sterminio degli ebrei. I Gd stanno sdoganando delle posizioni pericolose. Il fatto di continuare a parlare del ‘genocidio’ in Palestina è offensivo perché paragona lo stermino di 6 milioni di ebrei con quanto sta accadendo oggi e perché mette sullo stesso piano ebrei e nazisti”.

Sempre molto pacato Emanuele Fiano (è in tour per la presentazione del suo libro “Sempre con me, lezioni dalla Shoah”), che al Foglio spiega: “Dobbiamo avere posizioni equilibrate. Chiunque abbia una visione monocorde, produce un monologo, vede in una parte l’origine di tutti i mali e tutti i torti, non solo sbaglia ma non dà contributi alla pace. Quel convegno era a senso unico. La manifestazione nel Giorno della Memoria? Io penso che ci siano 364 giorni all’anno ottimi per difendere pacificamente i diritti del popolo palestinese. Sovrapporre le due tragedie non risolve niente”. Prova a riportare su un confronto equilibrato anche Lia Quartapelle, onorevole riformista: “Noi ci chiamiamo Partito democratico e non abbiamo difficoltà a ospitare punti di vista diversi sulla questione palestinese e israeliana. Convivevano da noi Fassino e D’Alema, il filopalestinese Delrio e il filoisraeliano Sensi. Si riesce a trovare una sintesi. Non c’è mai stata difficoltà a discutere. Gli appunti che sono stati sollevati su quel convegno non sono una censura. Non vogliamo sopprimere le voci palestinesi, così come ben vengano le voci israeliane. Quell’iniziativa però non era costruttiva”.

E la manifestazione nel Giorno della Memoria? “Non trovo giusto contrapporre quella manifestazione al Giorno della memoria. Ma c’è una cosa che non va sottovalutata, e cioè che sta emergendo una coscienza pro Palestina nelle seconde e terze generazioni che vivono a Milano. Si rischia di scatenare altri conflitti locali. Per questo non era il giorno giusto per farla, né per fermarla mentre era in corso”. 

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