Ansa

granmilano

La tempesta è passata, tra danni e incognite. Ma Milano sul clima non è all'anno zero

Giovanni Seu

L'impotenza di fronte a eventi dal carattere eccezionale e il ruolo della prevenzione e della programmazione. "Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, imparare quali politiche mettere in campo. Il Comune sta già facendo la sua parte", spiega l'assessore alla sicurezza Marco Granelli

Di fronte a un evento la cui distruttività è pari solo al suo carattere eccezionale – la catena di nubifragi che hanno devastato Milano, la sua Città metropolitana e zone della Lombardia – ci sono un paio di domande cui è bene cercare una risposta. La prima è questa: una città delle dimensioni di Milano è del tutto impotente quando si scatena uno tsunami come quello di martedì mattina, oppure c’è qualche responsabilità che ha aggravato il bilancio dei danni? Per Palazzo Marino vale la prima risposta, come ha spiegato martedì in Consiglio l’assessora all’Ambiente Elena Grandi: c’è poco da fare quando il vento supera i 100 chilometri orari e 40 millimetri di pioggia, che di solito cadono in un mese, si abbattono sulla città in una quindicina di minuti. La riprova dell’impotenza di fronte a Madre natura (in questo caso più matrigna che madre) sta nel fatto che sono venuti giù gli alberi di viale Argonne più giovani, che avrebbero dovuto prestare maggiore resistenza alla violenza del tornado. Una posizione contestata con vigore dall’opposizione in aula, che ha puntato il dito contro l’inadeguata manutenzione dei parchi e del verde cittadino che avrebbe agevolato la furia devastatrice di martedì mattina: accusa respinta con forza dal sindaco Sala. Da notare che i toni che hanno caratterizzato lo scontro a Milano sono gli stessi, ma rovesciati, cui si è assistito a livello nazionale dove il centrosinistra ha messo in conto al governo piogge e roghi e quest’ultimo ha replicato parlando di speculazioni. Niente di che meravigliarsi, è il gioco della politica. 

 

Più concreto, ma non ancora definito, appare il quadro dei danni. Secondo la Confcommercio quelli subiti dagli esercizi, in particolari le parti esterne con i dehors, ammontano a 2 milioni di euro cui si devono sommare i 300 mila euro del mercato ortofrutticolo. E’ complicato, invece, stabilire quelli subiti dal trasporto pubblico che riguardano il sistema elettrico e i binari (per fortuna la furia si è scatenata alle 4 di notte quando i mezzi erano in deposito). Ieri Atm ha comunicato che è stato ripristinato il 60 per cento della rete tram, quanto al conto da pagare i tempi sono prematuri. E ancora di più lo sono per stimare il disastro avvenuto nei parchi e all’Idroscalo, ancora chiusi al pubblico, agli edifici e ai mezzi pubblici e privati. Solo per le scuole medie superiori la Città metropolitana ha contato due milioni di danni in 32 istituti. A livello regionale l’assessore alla Sicurezza Romano La Russa ha parlato di 100 milioni, il presidente Fontana si è attestato su 41,4 ma è una cifra destinata a lievitare tant’è che si è affrettato a chiedere lo stato di emergenza.

 

La seconda domanda da porsi è se di fronte a eventi che rischiano di ripresentarsi sia possibile organizzare a Milano un sistema di protezione strutturale. Tema che va affrontato lasciando agli esperti le valutazioni sui cambiamenti climatici della nostra epoca. Secondo Marco Granelli prima di dare una risposta occorre precisare meglio quanto accaduto: “Il maltempo ha agito in forme eccezionali in metà Lombardia e anche in Veneto, in città ha assunto un carattere forte e diffuso: ricordo che ci sono state 770 località in cui gli alberi hanno occupato le strade”. Per quanto riguarda l’eventualità che si ripetano eventi simili l’assessore non nasconde la preoccupazione ma assicura che non siamo all’anno zero: “Dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, imparare quali politiche mettere in campo. Il Comune sta già facendo la sua parte, ricordo il piano idraulico con il quale con 2 milioni di euro abbiamo risistemato 20 sottopassi in cui sono state rifatte le vasche e il sistema di pompaggio, con il risultato che non abbiamo avuto allagamenti”. Altro impegno di prim’ordine riguarda il Seveso e il Lambro: “Abbiamo realizzato la vasca di laminazione a Milano ma mancano le altre quattro che sono di competenza dell’Aipo, l’autorità del Po. Quanto al vento, davvero ostico quando raggiunge questa velocità, credo che si debba agire in due direzioni: maggiore cura degli alberi, con l’assistenza degli agronomi, per assicurare la massima solidità possibile e un’opera d’informazione, da concertare con Regione e esperti meteo, per avvisare in tempo i cittadini in modo che possano trovare modo e tempo per affrontare le emergenze”.
 

Di più su questi argomenti: