Stefano Bolognini e Matteo Salvini (LaPresse) 

GranMilano

C'è una Lega che su vaccini, euro e rosari fa marcia indietro

Fabio Massa

A Milano, un pezzo del Carroccio ha ormai archiviato le battaglie storiche e inizia a riposizionarsi in vista della prossima legislatura, quando i candidati dovranno tornare sui territori a conquistarsi lo scranno parlamentare. "Ci vuole una maggior capacità di apertura verso la società civile", dice Bolognini, commissario cittadino del partito

Neppure con il lanternino troverete un leghista, sotto la Madonnina, che dà addosso, apertis verbis, a Matteo Salvini. In Lega non c’è critica al leader perché il leader ha portato la Lega dal 3 per cento al 20, anche se la mazzata delle comunali c’è stata e la botta ha fatto malissimo. Diciamo la verità: Beppe Sala ha umiliato gli avversari senza neppure sforzarsi, e trovava pure l’energia per farsi centinaia di chilometri sulla sua bicicletta da corsa. Eppure la Lega non contesta il leader, perché a Milano la Lega è Salvini e Salvini è la Lega, anche se non ha trovato le parole giuste per convincere il capoluogo lombardo. Fin qui sembrerebbe storia finita. E invece no. Perché qualcosa sotto il pelo dell’acqua si muove, con vigore. Tra i moventi uno è prevalente: si sente aria di fine legislatura e i parlamentari sanno che dovranno tornare sui territori a conquistarsi lo scranno parlamentare.

Le due leghe, a Milano la spaccatura anche su euro e rosari

E se torni sui territori con le parole d’ordine sbagliate sono dolori, indipendentemente dalla partita che giocano i leader, che hanno altre prospettive rispetto alle elezioni comunali, così come candidamente ammesso dallo stesso Salvini all’indomani della débacle. In un convegno dal titolo evocativo “Milano centro d’Europa”, tenutosi alle Stelline il 19 novembre, sono emersi spunti importanti, e indicativi di questi movimenti subacquei. Ad aprire le danze Stefano Bolognini, commissario cittadino della Lega, salviniano doc: “Qualche giorno fa Mannheimer ha fatto una riflessione che definirei molto violenta ma netta: in questo momento nel paese c’è una maggioranza del 90 per cento al favore del green pass e delle vaccinazioni. Il 90 per cento del paese va in questa direzione. Il fatto di non aver avuto sempre un messaggio chiaro su questo, a Roma in un modo, in Lombardia in un altro, ci ha punito. Un mondo che rappresenta il 90 per cento della popolazione non ha avuto fiducia. Un mondo che è quello del centro, degli imprenditori, dei commercianti, dei liberi professionisti. Bisognava dare un messaggio un po’ più chiaro”.

 

Bolognini analizza la mancanza di empatia verso la società civile: “Anche se qualche esponente della Lega non lo capisce, ci vuole una maggior capacità di apertura verso la società civile. Malgrado l’unico leader spendibile del centrodestra oggi sia Salvini, è Forza Italia che ha vinto le elezioni in Calabria e a Trieste. Se Forza Italia vince, vuol dire che dobbiamo cambiare qualcosa, che dobbiamo aprirci al centro e che abbiamo peccato di ambiguità su qualcosa”. Dialogano anche Alessandro Panza, europarlamentare, e Giulio Centemero, parlamentare e bocconiano. Insieme avevano fatto un tour in camper nel 2014 con lo slogan “No Euro”. Acqua passata. Panza: “La fase No Euro è abbondantemente superata. Il pellegrinaggio con Centemero in camper l’abbiamo fatto in una campagna elettorale eroica. Dovevamo mandare un messaggio di rottura e per certi versi rivoluzionario perché era la primavera 2014 e avevamo ereditato un partito – il 15 dicembre del 2013 – che era dato sotto il 3 per cento. Insomma: avevamo in mano un cadavere e dovevamo rianimarlo, la scarica elettrica è stata il no euro. E l’abbiamo fatto”.

Panza: "Nella Lega qualcuno campa con le posizioni di rendita"

Posizioni no euro finite, insomma. Anche se qualcuno (leggasi Borghi e Bagnai) pare non se ne sia accorto. “Qualcuno ne ha fatto una posizione di rendita, ma rimangono opinioni personali – dice Panza – La totalità della dirigenza del partito è molto chiara. Non ci sono alternative all’euro, almeno adesso. Io sono convinto che l’euro si metterà in discussione da solo e lo metterà in discussione il mondo che evolve. Ma non è oggi il momento”. Archiviato l’ok all’euro, ci sono le battaglie tradizionaliste nel mirino. Pure Simone Pillon, visto da Milano, pare un po’ un alieno. Soprattutto quando critica l’outfit con giarrettiera degli idoli rock Maneskin. In un post Gianmarco Senna, consigliere regionale milanese, ha attaccato il suo compagno di partito: “Il senatore Pillon non ha ancora capito la differenza tra uno spettacolo di una rock band e la vita reale”. Pillon, risentito, ha replicato: “Qualcuno usa lo spettacolo per influire sulla vita reale”. E Senna, lungi dal buttare acqua sul fuoco, ha rinfocolato: “Intervenire non serve a nulla se non ad amplificare il messaggio e a ritagliarsi uno spazio personale”. Per la serie, come per Borghi e Bagnai, ognuno pensa al proprio orticello e così si perdono le città. Specialmente le città che sull’euro e sui diritti, come Milano, si sentono distanti anni luce dai messaggi che vanno bene (forse) in altre parti d’Italia.

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