Segnali positivi in giro per l’Italia: da magistrati condannati per violazione del segreto istruttorio a maggioranze trasversali per riequilibrare i rapporti tra potere legislativo e giudiziario, fino ai moniti della Consulta. C’è speranza per il garantismo
Tu chiamale se vuoi emozioni garantiste. Come spesso capita quando il presidente della Repubblica sceglie di non lisciare il pelo della bestia mainstream, le parole utilizzate martedì scorso a Roma, durante una celebrazione in memoria di Vittorio Bachelet, sono state poco valorizzate dai giornali così detti antipopulisti, che scelgono con sapienza di azzannare il populismo solo quando è un bersaglio semplice, banale, scontato. Sergio Mattarella, a differenza di chi cerca ogni giorno di tirargli la giacchetta per trasformarlo in un argine contro il populismo meloniano, martedì ha usato parole interessanti, e sagge, per mostrare al pubblico una forma di populismo non meno pericolosa rispetto a quelle denunciate solitamente dai professionisti dell’antipopulismo e con un’espressione secca, parlando al Csm, ha detto quanto segue: “I componenti del Csm si distinguono soltanto per la loro ‘provenienza’. Hanno le medesime responsabilità nella gestione della complessa attività consiliare e sono chiamati a svolgere il loro mandato senza doversi preoccupare di ricercare consenso per sé o per altri soggetti”.
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