Giovanni Russo e Carlo Nordio - Ansa 

L'audizione in commissione Giustizia

Il Dap: "400 detenuti in più ogni mese". La soluzione? Nuovi posti e un accordo con l'Albania

Redazione

"Oggi i reclusi sono 60.814. Solo in altre cinque occasioni superarti i 60 mila", dice il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. "Previsti 2.350 posti in più". In arrivo l'intesa con Tirana, sul modello inglese

"Abbiamo un incremento di circa 400 detenuti ogni mese, ad oggi i detenuti sono 60.814. Di questi circa 43 mila sono comuni, gli altri si dividono tra alta sicurezza e 41 bis. Negli ulti 25 anni solo in altre 5 occasioni sono stati superati i 60 mila", ha dichiarato il capo del Dap, Giovanni Russo, in audizione in commissione Giustizia alla Camera. Quella del vertice del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria suona come un'ammissione sul preoccupante stato in cui versano le carceri italiane. Come abbiamo scritto più volte, la crescita della popolazione detenuta non accenna a rallentare, il tasso di affollamento degli istituti è in aumento, lo spazio a disposizione dei detenuti, in istituiti carcerari spesso fatiscenti, è sempre più ridotto. Per Russo, tuttavia, "siamo ancora lontani dalla soglia che fece scattare la sentenza Torreggiani", con cui la Corte europea per i diritti dell'uomo sanzionò l'Italia e ordinò di rimuovere le condizioni di sovraffollamento. "Il sistema penitenziario italiano si avvicina a passi da gigante a livelli di sovraffollamento che configurerebbero un trattamento inumano e degradante generalizzato delle persone detenute", ha detto invece oggi Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l'associazione che da anni si batte per i diritti dei detenuti. "Bisogna prendere provvedimenti e prenderli ora perché, con gli attuali ritmi di crescita, a fine 2024 saremo in una condizione drammatica. I 15 suicidi di questo primo mese e mezzo dell'anno siano un campanello d'allarme che risuona. Ci appelliamo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché richiami il Parlamento a discutere del tema carcere e a farlo basandosi su scelte pragmatiche e non su approcci ideologici". 

   

A fronte dei dati allarmanti, l’Italia starebbe lavorando a un accordo con l'Albania per il trasferimento dei detenuti di nazionalità albanese nelle carceri del loro paese. Il capo del Dap ha infatti annunciato di aver incontrato il suo omologo albanese e di aver "scoperto che hanno stretto un simile accordo con il Regno Unito attraverso il quale, dietro pagamento di 34 euro per detenuto al giorno, i reclusi albanesi sono stati trasferiti nelle carceri del loro paese. Ci è venuto in mente di replicare questo accordo, ma con qualche modifica". L’idea, ha spiegato Russo, "è di non dare soldi fornire servizi di tipo penitenziario: know-how, addestramento, materiali di custodia" e "creare percorsi professionalizzanti ad hoc per questi detenuti, per restituire all’Albania persone che abbiano interesse a rimanere nel paese, non reietti ma detenuti che il carcere italiano ha formato con capacità lavorative". 

  

Oltre all'intesa con l'Albania sarebbe poi prevista l'aggiunta di 2.350 posti in più nelle carceri italiane, realizzati con i fondi messi a disposizione dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ammonterebbero a 166 milioni di euro. Questi finanziamenti "verranno impiegati per completare i lavori all'interno di venticinque cantieri già previsti dal precedente piano carceri e per cui esisteva già la progettazione", ha spiegato Russo. Ai fondi sbloccati dal Mit si aggiungeranno quelli ricavati dal Pnrr che "saranno utilizzati per 8 padiglioni da 80 posti ciascuno" e altri fondi messi a disposizione dal ministero della Giustizia con cui "chiuderemo altre 950 posizioni detentive".

   

Il capo del Dap è poi tornato sulla polemica in merito alla decisione di non autorizzare la presentazione del libro dell'ex presidente della Consulta Giuliano Amato nel carcere di San Vittore. Presentazione che in realtà, come il Foglio aveva debitamente spiegato, non era stata cancellata perché non vi era mai stata alcuna autorizzazione dal Dap. "C'è stato solo un fraintendimento sui tempi", ha infatti spiegato Russo. "Ho appreso che una verifica preventiva delle attività, che ho preteso venga fatta quando si inserisce un evento di questo tipo, era stata fatta dal garante locale, non me ne era stata data evidenza, e mi scuso se c'è stata negligenza da parte nostra. Io sono stato informato solo 5 giorni prima del fatto che questa attività era pronta e, come ho fatto sempre, ho chiesto di rinviarla per consentire a me e agli altri soggetti politici a cui io do informazione scritta di questi eventi, di farlo", ha chiarito. "L'amministrazione penitenziaria considera un onore, un privilegio, avere il presidente Amato a parlare negli istituti, con i detenuti, con la polizia penitenziaria".

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