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Record di suicidi in carcere, ma il governo latita. Le preoccupazioni di Mattarella

Ermes Antonucci

Già 15 detenuti si sono tolti la vita nel 2024 (quasi un suicidio ogni due giorni). Il governo punta alla costruzione di nuove strutture ma servono azioni immediate. L'incontro tra il presidente della Repubblica e il capo del Dap

E’ salito a 15 il numero dei detenuti che da inizio anno si sono tolti la vita in carcere: quasi un suicidio ogni due giorni. Un trend che, se proseguisse, porterebbe a superare a fine anno la soglia degli 84 suicidi, il record storico in negativo toccato nel 2022. Mattarella ha intuito che dietro l’angolo si cela una carneficina. Meloni, invece, da Tokyo ripete che la soluzione è la costruzione di nuove carceri. Una soluzione che però necessita di anni.

 

Gli ultimi due suicidi sono avvenuti tra sabato e domenica nel carcere di Carinola, a Caserta, dove a togliersi la vita è stato un detenuto disabile di 58 anni, e nella casa circondariale Montorio di Verona, dove a uccidersi è stato un cittadino straniero, dimesso da pochi giorni dal reparto psichiatrico. Il tasso di suicidi non ha eguali rispetto al passato, tanto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la scorsa settimana ha voluto incontrare al Quirinale il capo delle carceri Giovanni Russo. Nonostante la scia di sangue, la politica si azzuffa. 

 

Questo governo da quando è arrivato sulla giustizia ha avuto un approccio da populismo penale. Hanno inserito un sacco di reati e intanto oggi c’è stato un altro suicidio in carcere”, ha detto domenica la segretaria del Pd, Elly Schlein, dimenticando che al clima di populismo penale da anni contribuiscono attivamente anche i dem (come dimenticare, tanto per citare un esempio, la proposta di creazione del nuovo reato di “omicidio sul lavoro”, avanzata dal Pd dopo l’incidente ferroviario di Brandizzo?). Pronta la replica del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, secondo il quale “una sinistra, spudorata o smemorata, tenta di addebitare al governo Meloni la fotografia impietosa delle condizioni carcerarie che ha lasciato come inumana eredità”.

 

Delmastro ha rivendicato di aver ottenuto, dopo un anno e mezzo di governo, lo stanziamento di 166 milioni di euro per la creazione di settemila nuovi posti detentivi (attualmente le carceri ospitano 60 mila detenuti a fronte di una capienza di 51 mila posti). Ma se solo per lo stanziamento delle risorse è stato necessario un anno e mezzo, figurarsi il tempo che sarà necessario per la realizzazione concreta nelle nuove carceri. Così, il pericolo è che il 2024 possa trasformarsi veramente nell’annus horribilis della storia italiana per quanto riguarda i suicidi in carcere. 

 

Anche la premier Giorgia Meloni ieri, al termine del vertice bilaterale con il premier giapponese Fumio Kishida a Tokyo, ha ribadito la linea: “Se la segretaria del Pd Elly Schlein ritiene che il problema del sovraffollamento carcerario si risolva, come ha fatto la sinistra in passato, togliendo i reati, io non sono d’accordo: penso che si risolva aumentando la capienza nelle carceri, assumendo e sostenendo la polizia penitenziaria come il governo ha fatto, perché è l’unica risposta seria che può dare uno stato”. “Se non c’è abbastanza spazio, la scelta di togliere i reati per fare in modo che persone colpevoli non seguano il corso dei procedimenti giudiziari non mi vede d’accordo, ma del resto non sono di sinistra, come si sa”, ha aggiunto Meloni. 

 

Poche ore prima, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva riesumato come soluzione al problema del sovraffollamento carcerario il riutilizzo di caserme dismesse. Un altro programma che per essere realizzato necessiterebbe di anni. Mentre i detenuti continuano a morire, oggi. Il Guardasigilli si è pure scagliato contro “il regime di panpenalismo” in cui viviamo oggi (dimenticando, forse, che da quando è in carica il governo ha introdotto 15 nuovi reati e inasprito decine di pene). 

 

Insomma, il governo sembra voler affrontare un’emergenza epocale con i ritmi letargici della burocrazia. Il contrario di quanto auspicato dall’Unione camere penali, secondo cui siamo di fronte a un’ “inarrestabile strage che impone da parte del governo e della politica tutta l’assunzione di rimedi efficaci e immediati”. Secondo i penalisti occorrono “interventi straordinari”, come “l’adozione di un atto di clemenza generalizzato” o “provvedimenti in grado di incidere nell’immediatezza come un decreto legge che contenga interventi immediatamente deflattivi”, quali la “concessione della liberazione speciale anticipata per ogni semestre detentivo espiato”, “misure detentive extramurarie straordinarie per detenuti in espiazione breve e per detenuti ultrasettantenni”, “misure straordinarie per l’utilizzo immediato di personale necessario a garantire l’osservazione, la prevenzione dei fenomeni suicidari e l’opera rieducativa dei detenuti”, la “considerazione concreta della attuale condizione di sovraffollamento degli istituti penitenziari quale elemento di valutazione nella adozione e nel mantenimento di misure cautelari carcerarie”. Un’urgenza non avvertita dal governo. 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]